deceduto anno 2015 

 

MAGICA POESIA NELLA PITTURA DI BELFIUME

Gennaro Belfiume, autodidatta, ha lo studio in un luogo molto suggestivo ed entrando nell’atelier dell’artista l’impatto olfattivo investe in modo subitaneo il visitatore. Il locale ampio e soppalcato è ingombro di tele e riviste d’arte ed è caratterizzato da una certa confusione, tipica degli spiriti creativi.

Artista intelligente e spontaneo, di origine campana, approdato nella nebbiosa val Padana diversi anni fa, insegue costantemente la luce.

Nei primi anni ’90 ha organizzato per la sagra del paese un evento che ha avuto un successo strepitoso: arti e artigianato per le vie e i cortili più antichi di Cassano d’Adda.

Erano presenti musicisti, artisti e poeti per coinvolgere culturalmente una provincia che stenta, ancora oggi, a rinnovarsi. Ha invitato la poetessa Alda Merini che ha accettato di buon grado, ritenendo l’iniziativa molto valida.

Originale è stato il filo teso con appese poesie di diversi autori; i foglietti potevano essere strappati per portare a casa i versi preferiti. 

Belfiume è un pittore di suggestioni, nelle sue opere le nebbie avvolgono paesaggi e rendono magiche le  atmosfere; è mosso dalla curiosità e da una certa insoddisfazione nella ricerca della luce ” giusta”.

I suoi sono luoghi dell’anima, luoghi ricordati ed evocati con un’ottima resa degli effetti atmosferici, il suo gesto non è studiato ma molto naturale.

Il pittore non manifesta gelosia per le sue produzioni al punto che, entrata nel suo studio, con l’opera da ultimare sul cavalletto, mi ha invitata a prendere un pennello e a dare un mio apporto sulla tela che diventava, in quel momento, luogo di condivisione.

Questa sollecitata “contaminazione” non è sicuramente consuetudine fra gli artisti che possiedono frequentemente uno spiccato aspetto narcisistico.

Nelle opere di Gennaro Belfiume si evidenziano più stesure stratificate, dove il colore sottostante tenta prepotentemente di emergere dall’ ”ultima mano”.

Recentemente ha organizzato una grande scacchiera in piazza le cui pedine erano bottiglie di plastica opportunamente deformate e colorate quasi a significare la vulnerabilità dell’uomo accompagnata comunque dalla bellezza dell’arte.

 

Maria Grazia Colombo