Lo svegliarsi della prima ansia amorosa nell'adolescente si chiama età della "stûpidera".

L'innamoramento non ha altro modo di esprimersi che lo sguardo languido ed il rossore. Il buon costume vieta che una ragazza si fermi a parlare con un giovane lungo la strada, ed è difficile quindi "dichiararsi". Qualcuno, tra i più timidi, porta sulla soglia dell’innamorata, nel mese di maggio, di notte, un mazzo di fiori, facendo una serenata: è il primo segno.

Le bambine sognano ingenuamente il principe azzurro contando i bottoni: "Om, bel om, fûrb, ladar, galantom", oppure al ronzio dell'orecchio si fanno assegnare un numero e contano: "Om, dona, maestra, marèla o restà in cà", o sfogliano i petali dei fiori o cercano la fortuna nel quadrifoglio.

Ci sono delle date che aiutano a vedere nel futuro: per S. Paolo dei segni (25 gennaio) si espone sulla finestra, al gelo della notte, una scodella piena d'acqua in cui è messo l'albume di un uovo; il mattino dai filamenti si interpreta la professione del futuro marito.

A Capodanno la ragazza, alzandosi dal letto, getta la ciabatta contro la porta della stanza: se la punta della ciabatta riesce voltata all'uscita è segno certo di matrimonio nell'annata.

La bellezza è un capitale che dà garanzia di fortuna in amore, ma è più sicura l'onestà e la laboriosità:

 

L'entrada l'è in di brasc

l'impurtant l'è 'vega voja da laurà.

 

L 'è mej 'na dòna ca gioeusta

che quèla ca loeustra:

quèla ca loeustra la consûma

quèla ca gioeusta la radûna

 

Attenzione ai ripensamenti ed alle indecisioni, perchè:

 

Un biunden a la finèstra

l'è mej che un mureten vistì da la fèsta

 

Ci sono delle facili considerazioni sulla necessità di conoscersi, nonostante poi i fidanzati debbano accettare il partito già scelto dai rispettivi genitori, che fissano il contratto matrimoniale in base ad una conoscenza diretta (stesso cascinale o al massimo stesso paese) o alla dote, o al parentado che così non pone difficoltà a suddividere il patrimonio familiare, o la grande amicizia e fiducia che corre tra i genitori.

Si mettono avanti detti sapienzali che stabiliscono alcuni principi fondamentali.

Le virtù della donna da marito sono tre:

 

"Che la piasa, che la tasa, la staga in casa".

 

Necessita una salute sicura, controllata dalla stessa selezione che fa il Governo per la leva militare.

In tempi di fame si parte sempre dalla buona salute, dalla voglia di lavorare e possibilmente da una buona dote:

 

Menga bon per al rè

menga bon per la regina.

 

Chi gh'à 'na buna dòta

la sa spusa anca sa l'è sòpa.

 

A volte i giovani si sposano non entusiasti della scelta estetica. Le urgenze economiche determinano la celebrazione del matrimonio.

Corre lo scherzo del matrimonio di lui bel giovane ma povero, di lei con qualche soldo, ma zoppa. Dietro il corteo sta la suocera tutta storta.

Si mima la scenetta del corteo che esce dalla Chiesa: "Me ne dolgo - me ne pento" e la suocera conclude: "quel che è fatto è fatto". La roba, la proprietà, il denaro sono oggetto di venerazione e l'aver "del proprio" è il primo titolo di rispetto. È meglio sposare un contadino che un operaio, dato che "’l paisà" ha voglia di lavorare ed ha assicurato sempre un pezzo di pane.

Si guarda a la "meda dal roeu" accanto alla stalla per misurare l'entità del capitale e la larghezza dell’aia nella cascina. Il fidanzato deve avere un mestiere sicuro perché:

 

L'om dai cent mistée

l'è un braghée "

 

Attenzione che quando ci si deve sposare la presentazione è sempre favolosa:

 

Quand toeuan miée

toeucc fan l'òst e ‘l prestinée

 

e quindi occorre conoscersi bene:

 

nè om nè donn, nè tila

sa vàrdan al ciàr de la candila.

 

Le occasioni per conoscersi e parlarsi sono le funzioni religiose, i "filòss", i "ròsc", nella stalla, al momento della spannocchiatura del granoturco e alla sagra del paese.

I genitori, per i forestieri, chiedono informazioni al Parroco, ritenuto persona informata e segreta.

Gli innamorati si parlano sulla porta di casa della fidanzata almeno per tre mesi, mentre i genitori fingono di non sapere niente. Il padre normalmente siede accanto alla figlia durante la visita del fidanzato.

Si varca la soglia della casa per "chiedere la mano della sposa" dopo questo noviziato che concede di vedersi una volta la settimana o ogni quindici giorni. Corre il detto:

 

"Sa parlan, sa piàsan ......sa spusan

 

Dice una filastrocca:

 

Lûnedé va i murus

martedé va i presius

merculedé va i smentegà

giuedé va i 'namurà

venerdé va i mamaloeucch

sàbat e dûmeniga a van toeucc

 

Continuano le raccomandazioni dei genitori: non sposare mai una ragazza proveniente da ambienti facili:

 

Cavaj da murné;

donn da usté

vàcch da urtulà

sta no a tiraj a cà

 

Altro avvertimento per l'uomo, che è l'unico ad avere diritto di scelta dato che, la ragazza sarebbe spudorata avanzando una proposta o anche solo manifestando simpatia per un giovane:

 

Spusa gioina e om vècc

impienisan al lècc

 

Concludendo: il consiglio più sapiente nella scelta della moglie:

 

Tuì 'na dòna cunt i uciai

ca di guaj ga n 'avarì mai

 

che ha doppio senso: prendi una donna poco attenta, cosi si accontenterà facilmente oppure: prendila furba e cosi avrà attenzione a tutto. L'età del matrimonio?

 

Se a vint ga n'ha nò

a trenta ga la fa nò.

Dopu i quaranta

nè sa rit

nè sa canta.

Chi toeu mié bunura

cui fioeu al laura

 

Molte volte si celebrano matrimoni tra parenti, con le conseguenze di una prole tardiva.

Il Parroco di Gropello dal pulpito raccomanda:

 

O tusan a toeu miée

andì in furesterìa

per cambià la martulerìa

 

Chi sa spusa imparentà

coeurta vita o sempar malà

 

Attenzione alla facile libertà di comportamento tra i fidanzati:

 

Tropa cunfidènsa

la fa pèrt la reverènsa

 

Occorre guardare avanti:i fidanzati si devono piacere per tutta l'esistenza e quindi devono misurarsi bene, tenendo presente che:

 

Quel ca spûsa incoeu

al sent da bon dumaa

 

Se c'è un pò di patrimonio e di denaro tanto meglio, dato che la troppa povertà aggiunge difficoltà nella vita di famiglia:

 

Un poeu d'oli

al faà girà i roeut

 

Fen ca ga n 'è viva al re

quant ga n'è poeu crèpa l'asin

e quel ca gh'è soeu

 

Quant la fam l'è tant granda

l'amur al sta da banda

 

Troncare il fidanzamento, "al gh'è dà al cavagnott", per la leggerezza della ragazza comporta la "frasca d'albera" portata sulla porta di casa dell’interessata: è segno di severo giudizio morale.

 

 

Fotografia di Renato Siesa - Il presepe di Sabbioni (Crema) 

 

La dote è ricamata sotto la guida della maestra di lavoro. La sposa porta lenzuola, federe, camicie, biancheria profumata di lavanda e di mele cotogne; lo sposo il letto, l'armadio e il cassettone. Il resto è assicurato nella casa patriarcale dove tutto si tramanda da generazioni.

Il Luogo Pio dei poveri a Cassano distribuisce, annualmente, tre doti per le fanciulle più povere. È grande carità, perchè:

 

Chi toeu mié cunt nient

fina a la mort s'an sent

 

Per tre domeniche, in Chiesa, il Parroco al termine della predica fa le pubblicazioni. I fidanzati possono distribuire i "binìss" e ricevere i regali.

Regalo dello sposo alla sposa in occasione del fidanzamento ufficiale è il libro della Messa e gli orecchini d’oro, della fidanzata al fidanzato un foulard di seta pura.

Tratto da:

I Quaderni del Portavoce n. 3 "Come ai viveva" "La storia autentica dei nostri nonni" di Don Carlo Valli.