Da “I Quaderni del Portavoce n. 10”  di Carlo Valli     

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STORIA DELLA CHIESA E DEL CONVENTO  

I Signori, il clero, il popolo di Cassano desiderano avere i Cappuccini 1. Il Consiglio comunale ne fa domanda al Capitolo Provinciale 2. La petizione della Comunità unita a quella dei Signori, specialmente di Cristoforo Benzi 3 e del marchese D'Adda, è messa ai voti nel Capitolo Provinciale del 17 settembre 1697 ed ottiene approvazione.

Già era stato pensato un luogo più salubre di Melzo, e poteva essere Cassano, per la villeggiatura dei frati infermi, ed era pronto il testamento del Tadino 6, il celebre medico della peste di Milano del 1630 citato dal Manzoni nei "Promessi Sposi". Moriva infatti il 26 agosto 1668 il figlio Michele senza discendenti lasciando ai Padri di S. Francesco di Paola alla Fontana. È libera l'eredità dei suoi beni di Cassano D'Adda. 4 La stessa comunità di Cassano a mezzo dell'Ordinario fece ricorso alla Sacra Congregazione de' Vescovi e Regolari, onde avere il permesso di edificare il Convento.5

La Confraternita del Santissimo ricorse per essere facoltizzata a vendere 32 pertiche di terreno per la fabbrica del Convento; il permesso venne; e il Signor Benzi offrì alla Confraternita in compenso del fondo 800 scudi romani, equivalenti a L. 6.000 di Milano, due mila delle quali sborsò subito, obbligandosi a soddisfar pienamente entro un quadriennio; ma nel  1701 finì di pagare.7

Il 14 luglio del 1699 venne da Roma anche il permesso del Feudatario del borgo, Duca Bonelli.8

Avuta la facoltà del Vescovo di Cremona, Alessandro Guasco, il P. Pier Francesco de' Visconti di Milano, Ministro Provinciale, venne a Cassano il 14 giugno del 1700 per la posa della prima pietra. Dopo la cerimonia il D'Adda e il Benzi nei loro rispettivi palazzi offrono ai sacerdoti convenuti, ai Cappuccini e ospiti un pranzo. Ogni convento dei cappuccini nasce ubicato ai margini degli abitati, luoghi di spiritualità, di accoglienza, di testimonianza di povertà; sono luoghi di un ordine mendicante, rivolto all'esterno verso il popolo più semplice, e impegnato all'apostolato della predicazione, della confessione, dell'assistenza ai poveri e malati.

Chiesa e convento devono rispondere nelle strutture e nelle linee architettoniche ai due valori della povertà e della modestia. Le opere sono pagate con lasciti di benefattori, materiali raccolti in elemosina, la mano d'opera degli stessi frati che si organizzano in autentiche scuole maturate all'interno del convento, di architetti, intagliatori, intarsiatori, carpentieri, muratori, imbianchini e pittori. Le tele vengono di solito commissionate dagli artisti del tempo e nella regione già noti.

Nasce il convento in un insediamento compatto formato dalla Chiesa convento, e circondario (giardino, ortaglia, prato, bosco e piazzetta antistante). Tutto intorno gira una muraglia nella quale si aprono gli ingressi di servizio e delimitano la proprietà. C'è da tener presente che non siamo davanti ad un complesso di servizi quali sono richiesti da un'azienda agricola produttiva per un'autosufficienza quali le grandi corti contadine della pianura lombarda che proprio in questi anni da noi vanno configurandosi; né siamo davanti all'organizzazione di monasteri benedettini, importanti centri di cultura e di lavoro per grande numero di persone; neppure siamo di fronte ai francescani successori nel tempo a S. Bonaventura, con le grandi chiese per la predicazione alle folle che fanno riferimento al convento fino a diventare centri di insediamenti urbani. Sotto la presidenza di P. Agostino di Milano inizia la fabbrica. È direttore dei lavori fra Protaso D'Astano "capomastro da muro". Morto P. Agostino viene sostituito da P. Tomaso da Milano. Ma in tre anni si è arrivati a costruire solo il ricovero dei lavoratori. Sostituisce nella direzione dei lavori fra Giuseppe da Montegrino della provincia di Como, che è il vero architetto della chiesa e del convento (prima di farsi frate era ingegnere). In un anno la costruzione è ultimata e benedetta il 22 luglio 1704 da P. Agostino da Tisana ministro Generale.

 

LA CHIESA

 

Facciata e capanna stretta tra due lesene che ne rinforzano gli spigoli e chiusa in alto da una semplice cornice dal profilo elementare. E accennata una nicchia rettangolare per un affresco al titolare della chiesa, e da una finestra che assicuri l'illuminazione interna al tempio.

L'interno ha un'unica navata ritmata da tre volte a crociera, che occupa i tre quarti dell'area; un arcone, un basso gradino di pietra ed una semplice cancellata di legno segnano il passaggio al presbiterio più stretto della navata, perché ai suoi fianchi sono ricavati i coretti per i laici.

Dietro l'altare maggiore una parete diritta conclude l'edificio sacro, ed in essa due porticine ai lati dell'altare e la specola costituiscono le uniche aperture di comunicazione con il coro retrostante. Due cappelle laterali, collocate al centro della navata; l'una di fronte all'altra.  

 

 

 

fotografia di Renato Siesa

 

La chiesa è illuminata dalla finestra di facciata e da quattro finestre laterali.

Una grande ancona di noce intagliato orna l'altare in legno sormontato da bellissimo tabernacolo.  La povertà non vuole né marmi né materiali preziosi.

Largo quanto e forse più del presbiterio è il coro dei frati, ed è in comunione con i dormitori mediante una scala che agevola l'accesso per la recita delle ore canoniche.

Gli altari sono tutti in legno di noce, disegnati e realizzati dai frati stessi, fatti con arte. Li puoi ritrovare anche nei conventi dei cappuccini di Sabbioncello, di Azzio, di Domaso, di Porlezza, di Bellagio; così come puoi trovare lo stesso disegno del tabernacolo a Borno, a Bellagio, a Milano in viale Piave, a Casalpusterlengo, a Pescarenico, tutti eseguiti da fra Francesco da Cedrate e suoi collaboratori.

 

 

fotografia di Renato Siesa

 

CONVENTO

 

Di fianco alla chiesa, appoggiato ad essa, c'è il convento. Anche questa costruzione manifesta la povertà e la modestia. A pianta rettangolare, Si sviluppa perpendicolarmente all'asse della chiesa, attorno ad un cortile diviso in due chiostri da un semplice muro. Costruzione a due piani, per l'ospitalità di dodici frati, in parte cantinata.

Il pian terreno ha i locali per la vita comune (sala del fuoco dove d'inverno ci si può riscaldare, refettorio, ghiacciaia) di rappresentanza e di servizi.

Il piano superiore ha le celle dei frati con il coro e la biblioteca.

Al centro del chiostro c'è il pozzo. Il chiostro è circondato non da portici ma da corridoi chiusi.

Un grande cortile dice già il superamento dei canoni architettonici più poveri dei cappuccini del cinquecento e dei seicento.

 

CAMPANILE  

 

 

il campanile della Chiesa di S. Antonio - fotografia di Renato Siesa

 

Interessante e curiosa la staticità del campanile poggiante solo per due quarti sul fondamento e per altri due sullo stesso volto della chiesa. Furono dunque insigni benefattori di questa chiesa e convento: Cristoforo Benzi, che vi spese non meno di 50.000 lire, suo fratello Paolo che fece legati per il pane e vino dei frati, l'abate Medici nipote morto nel 1718 che lasciò 100 lire annue per medicinali, il Tadino che lasciò fin dal 1661 500 scudi, case e terreni per un valore di lire 4.000 ed il marchese D'Adda che spianò il terreno sul quale si costruì, ed ebbe il privilegio di una cappella ad uso della sua famiglia, come desideravano le donne di casa sua, nella cappella di S. Nicola adiacente il loro giardino. 9

Non è ancora dichiarata la clausura che i Cappuccini diventano benefattori di tutta la Comunità cassanese durante la battaglia del 1705. Nei tre mesi di occupazione militare chi ottenne soccorso e protezione lo deve ai Cappuccini entrati nelle grazie di Monsù de Vendome generalissimo francese. Dato che i mulini sono oltre l'Adda in mano agli Alemanni, i frati, ottengono vettovagliamento per tutti i ricoverati attingendo ai magazzini militari. La clausura è dichiarata nel dicembre 1706, ed i religiosi entrano il 26 giugno 1707 con P. Eleuterio da Milano Superiore.

 

1 I francescani erano conosciuti. Erano a Oreno e a Pozzuolo Martesana dal secolo XIII (Minori

Conventuali). A Pozzuolo il convento e la chiesa di S. Francesco è del 1295 eretta per volontà del card. Pietro Peregrosso nativo del luogo. A Melzo e Treviglio sono presenti dal secolo XVI; a Caravaggio e a Rivolta arrivano i Cappuccini nel secolo XVII come a Cassano.

 

2 "Desideroso il popolo tutto di questo borgo di Cassano sopra Adda di aumentare sempre più il divino culto necessitandolo anche la penuria de' sacerdoti rispetto alla popolazione numerosa, ricordevoli li

reggenti che lo governano d'un lascito alla Religione Cappuccina fatto dal fu Fisico Tadino di casa con orto et scudi 500 in denari, perchè con essi potesse darsi principio ad un convento cappuccino, e desiderosi essi, non meno dal predetto testatore, di vedere eseguita tal mente, non lasciando di presentare a V.P.M.R. non tanto di vivo desiderio che li move a supplicarla perché tanto s'eseguisca, come ad esibirle altro luogo

proporzionato, in caso che quello offerto non fosse sufficiente. E però riverentemente..." (vedi cronologio

mss. del Convento).

 

3 Il Signor Cristoforo Benzi, chiamato molto illustre, era a Milano Presidente del Banco di S. Ambrogio, ed avea un suo palazzo a Cassano (attuale Oratorio maschile) vicino alla chiesa di S. Aquilino. Egli aveva già concorso splendidamente alla rifabbrica della Chiesa dei Padri Conventuali di Milano a S. Francesco, e si esibì ai Cappuccini di sostenere tutte le spese della fabbrica.

 

4 Di lui dice il Cusani (Peste di Milano, pag. 27): "Alessandro Tadino di antica e nobil famiglia milanese, fu aggregato al Collegio medico nel 1603. Uomo, dice l'Argelati, che ad un grande ingegno e sapere univa molteplice esperienza e destrezza negli affari. Inviato dal magistrato di sanità commissario sul Lago di Como e nella Brianza, all'avvicinarsi della peste, diede ottimi provvedimenti. Penetrato il contagio in Milano, il Tadino s'adoperò con zelo instancabile, e sostenne si può dire solo il grave incarico del Tribunale della Sanità, di cui era uno dei Conservatori, stantechè il protofisico Settala era reso inabile ad operare dalla

vecchiaia. Morì ottuagenario il 26 novembre 1661, e fu sepolto nella chiesa de' Cappuccini di Porta Orientale, benché fin dal 1617, giusta una consuetudine non infrequente in quel secolo, avesse posta la seguente lapide in S. Maria della Passerella:

 

ALESSANDRO TADINO FILOSOFO E MEDICO

E

GIOVANNA TADINO DONESANA

CONIUGI CONCORDI

POSERO

 

5 La petizione era così formulata:

"Em.mi ac Rev.mi. Domini Populus burgi Cassani in Gera Abduae Diocesis Cremonensis Humillimus EE. VV. orator, sciens quantae sit utilitatis animarum saluti religio Patrum Capucinorum, speciatim ob extraordinariam charitatem, qua muribundis assistunt, prò sua consolatione, et majore fructu spirituali... Ecclesiam et domum dictis patribus fundamentis erigere intendit. Adiungitur et alìud hujus intentionis motivum, quod est; quod Capucini occasione infirmitatis de' conventu Meltii... in pessimi aeris situati, in conventum sito saluberrimo erigendum, aliquoties transire valeant... A 22 maggio 1699 respondit: affirmative Card. Carpineus" (vedi Bullarium, Voi. 2, pag. 340). Traduzione in italiano:

"Il popolo di Cassano in Gera D'Adda Diocesi di Cremona, essendo certificato di quanta utilità alle anime sia la religione dei Padri Cappuccini, e massimamente per la straordinaria carità, con la quale assistono i poveri moribondi, desiderano per loro consolatione, e maggior frutto spirituale far erigere da fondamenti di d.o Borgo una chiesa, ed un convento per i d.i. Padri della Provincia di Milano con elemosine et oblationi, già promesse a quest'effetto da vari benefattori, e con quelle che supplirà il popolo in comune. Perciò umilissimamente supplicano le EE.VV. concedere l'opportuna facoltà di fabbricare d.a. chiesa, e convento in quel sito che sarà disignato da Mons. Vescovo di Cremona, il che non riuscità d'alcun pregiudicio agl'altri religiosi mendicanti, che ivi, e ne suoi contorni vi sono, a riguardo che li medesimi Padri Cappuccini di già vengono per la cerca in d.o. borgo di Cassano, aggiundovi il motivo di dare comodità ai d.i. Padri Cappuccini di mutarsi talvolta in occasione d'infermità dal convento di Melzo che giace in sito di aria pessima, al secondo, de erigersi, d'aria all'opposto salubre".

 

6 Accanto al Carcano ed al Settala, Alessandro Tadino (1580-1661) è il più celebre dei medici di Milano al

tempo della peste del 1630.

Di quella spaventosa epidemia ci ha lasciato il celebre "Raguaglio" (Milano 1648). Si era laureato a Pavia nel

1603, studiò anche a Pavia, fu ammesso al collegio dei fisici milanesi, di cui diede alle stampe nel 1660 un compendio sull'antichità, i privilegi e gli ordini. Nel 1627 fu nominato luogotenente del protofisìco L. Settala

e nel 1628 conservatore del tribunale di sanità assieme a L. Settala. Fu traduttore, divulgatore e raccoglitore di manuali di medicina del Settala, dell'Aselli cremonese, di altri medici dell'epoca.

Lasciò parte della sua proprietà ai frati Minimi, e parte ai cappuccini di Milano e di Melzo.

Aveva una casa nobile a Cassano con casette contigue ronchetti e giardini, che lasciò ai frati di Melzo per fabbricare un convento a Cassano. E per dar inizio alla fabbrica aggiunse 500 scudi.

 

7 Atti di Carlo Vincenzo Varena - Notajo, in data 14 dicembre 1701.

 

8 Cronologio di Cassano - Manoscritto.

 

9 Ecco la lettera di concessione: "F. Antonio da Gallarate Ministro Provinciale: Considerando che l'ill.mo Signor Marchese D'Adda è stato uno de' principali, che con ardente zelo hanno promosso la fondazione del convento di Cassano, e riflettendo di più il merito distinto della sua casa tanto amorevole della nostra religione, ho stimato giusto e ragionevole, che il medesimo convento gli corrisponda con qualche contrassegno di stima e di rispetto singolare. Perciò desiderando il medesimo signore per la Sig. Marchesa e dame di sua casa per sentire la Messa e assistere alle funzioni ecclesiastiche, il consenso della definizione, gli si concede a tal effetto una delle cappelle laterali, dentro la quale possono entrare e starsene a fare le loro orazioni e devozioni. Pertanto saranno contenti li superiori, che sono e saranno protempore del suddetto convento di Cassano, di mandare ad aprire la cappella toties quoties ne saranno avvisati della venuta di detti cavalieri e dame, e di prestar loro l'ossequio, che meritano. E per sicurezza di questa mia intenzione ho dato la presente munita del solito sigillo e sottoscritta di mia intenzione nel convento nostro dell'Immacolata Concezione di Milano. 4 ottobre 1705".

 

 

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