Ferdinando Brambilla (1763-1834) è un illustre personaggio cassanese, esploratore con il Malaspina di Genova e pittore alla corte di Spagna. Di lui ci siamo interessati con le ricerche apparse sul Quaderno del Portavoce ai numeri 5 e 24 e sul terzo volume di "Un borgo e la sua gente".

Avendo trovato l'originale della Relazione del nipote ing. Giuseppe Legnani già sindaco di Cassano, scritta il 30 Maggio 1852 dopo un viag­gio in Spagna in visita alla figlia dell'artista, in cui sono descritti i viaggi ed elencate le opere pittoriche dello zio, ho creduto preziosa la documen­tazione.

Nato a Cassano d'Adda e residente alla cascina Cantarana è illustre cittadino.

Curioso è anche il testamento della figlia del pittore.

Documenta una interessante religiosità spagnola richiedente moltiplicati suffragi dopo la vita presente.

Cenni Biografici:

Del pittore Ferdinando Brambilla di Cassano d'Adda

De' suoi viaggi, cariche, et opere diverse in Spagna

30 maggio 1852

 

Il pittore Ferdinando Brambilla di Cassano d'Adda provincia di Milano, in Spagna.

E' come un istinto che se in un paese sorge tal uomo che pel suo ingegno salga a delle prime cariche, o si distingue nelle scienze e nelle arti sì in patria come altrove, pare che i suoi connazionali vadano ambiziosi d'averlo posseduto, allevato, e contribuito in certo qual modo nei suoi lavori, compartecipando agli suoi onori che gli vengono compartiti. E' perciò che credo fare cosa grata ai cultori delle belle arti di Milano col far conoscere il pittore architetto prospettico paesista Ferdinando Brambilla allievo dell'Accademia di belle arti di Milano, sapendone alcuni cenni biografici. Nell'istesso tempo mi compiaccio di dare un contributo al distinto merito di lui come congiunto con stretti vincoli di parentela qual suo nipote; e dar lustro alla sua patria avendo coi suoi viaggi, suoi dipinti, impieghi ed opere diverse acquistata tanta celebrità in Madrid, ed a quella corte reale, mentre che da noi quasi nessuno sa che abbia esistito.

Nello scorso autunno ebbi la soddisfazione di ammirare le sue pitture, e molte altre opere artistiche che formano speciale ornamento dei sontuosi palazzi reali si di Madrid e contorni che di Aranjuez e dell'Escurial dove vengono indicate al viaggiatore come opere del celebre Ferdinando Brambilla. A Madrid ho potuto raccogliere dalla superstite sua figlia (Antonia vedova Vasquez) dei suoi disegni, dalle sue memorie e diplomi e da suoi amici moltissime cognizioni riguardanti i suoi viaggi, le pubbliche cariche sostenute, e le sue opere che unite alle nozioni di famiglia, e di sue lettere mi fu facile sapere un sunto di sua vita.

 

Con tanta maggiore soddisfazione accennerò anche le principali sue produzioni da me visitate che serviranno come di corredo a questa biografia.

Ferdinando Brambilla nacque il 16 febbraio 1763 in Cassano d'Adda, prov. di Milano da Carlo Francesco ed Antonia Ferrari, genitori probi ed agiati alla Cantarana, podere del marchese d'Adda. Avendo esso mostrato fino dalla prima gioventù grande disposizione pel disegno, venne posto in Milano dove frequentò la scuola di belle arti all'Accademia di Brera. Ammaestrato prima alla scuola di ornamenti sotto il celebre professore Giocondo Albertolli apprese quel buon gusto che questi introdusse nelle nostre scuole. Coltivò poscia la architettura e la prospettiva, ove pareva che il suo genio meglio inclinasse, che l'esimio

 

 

professore Prospettico Levati lo aveva fra i suoi più distinti allievi. In quest'ultimo studio particolarmente poscia si applicò di guisa che il suo nome nel 1788/1789 e 1790 era già ben conosciuto in Milano, che gli venne allogata la pittura di diverse scene al teatro della Scala, come me lo attestano testimoni che furono oculari tutt'ora viventi, sempre aggradite; ma una specialmente nell'opera "Il trionfo della religione" rappresentante un porto di mare gli procurò vivissimi e replicati applausi. Chiamato potrebbe dirsi precursore del nostro Sanquirico

(relazione dell'abate don Alberto Carini ora amministratore dell'Ospitale di Cassano testimone oculare e tutt'ora vivente).

Volle provarsi anche a trattare il bulino  e già cominciava a mostrarsi con qualche produzione.

In questo tempo il conte Melzi di Milano venne incaricato dalla Corte di Spagna di fare ricerca di distinti pittori che uniti a medici, matematici, naturalisti, avessero a fare il giro intorno al globo, onde riportare cognizioni dei luoghi, delle ricchezze, e costumi di lontane regioni per arricchire la geografia, l'astronomia e la storia naturale e come ne parlarono in allora i pubblici fogli del 1791.

Venne ricercato il Brambilla, il quale giovane di fervida immaginazione ed avido di cognizioni tutte nuove, superando ogni affezione di patria e di famiglia, vi acconsentì. Si scritturò per cinque anni con lauto assegno, sperando di ritornare un giorno in patria a depositare il frutto dei suoi viaggi e nuovi suoi studi.

Partì da Milano il 30 marzo 1791; per Genova dove imbarcossi alla volta di Barcellona. Giunto a Madrid trovò la sua destinazione per porto di Corogna da dove salpò il primo giugno sopra il bastimento che conduceva all'Avana il nuovo viceré del Messico e di Cuba. Soffermossi alquanto per vedere quelle regioni e poscia inviossi ad Acapulco posto sul mar Pacifico nella parte occidentale del Messico. Quivi era aspettato dal cavaliere don Alessandro Malaspina, (celebre viaggiatore genovese già stato incaricato dal re di Spagna Carlo III di esplorare le coste occidentali delle due Americhe per trovare qualche comunicazione tra l'Atlantico e il mar Pacifico), il quale ricevette con ogni dimostrazione di cordialità e stima (lettera da Acapulco dall'agosto 1791).

Per questa nuova spedizione artistica e scientifica attorno al globo, il Malaspina aveva allestito due corvette e volle che il nostro pittore passasse a bordo della sua.

 

Partirono da Acapulco il primo agosto 1791 e le prime indagini furono al Perù e a Lima (lettera del 17 agosto da Lima). Quindi piegando ad occidente attraversato il mar Pacifico e l'Australia, videro le principale isole di quell'immenso arcipelago. Visitate le isole Filippine si spinsero fino a Macao e a Canton nella China. Ritornato alle Filippine vi si soffermarono alcuni mesi a Manila e Mindanao ed in quelle isole minori poscia si diressero a visitare l'India e le isole Malvine. Poi volgendosi verso levante e l'Oceania piegarono a studiare la nuova Olanda, la nuova Zelanda, e le isole degli Amici, e continuando ad attraversare il grande Oceano Australe raggiunsero la costa occidentale dell'America Meridionale.

Percorso il Chili, la terra magellanica, oltrepassarono la terra del fuoco ed il Capo Horn, quindi si diressero verso il Polo Antartico e pervennero fino ai ghiacciai veduti da Cook; ma volendo spingersi più oltre vi restarono serrati per tre mesi con gran pericolo della vita, e solo con sforzi incredibili poterono liberarsi e partire con una sol Corvetta avendo dovuto abbandonare l'altra, delle cui rinvenute li assi ne parlarono due anni fa i giornali di Spagna. (quest’ultima parte del viaggio non è riportata in nessuno dei libri che parlano del viaggio di Alessandro Malaspina, quindi probabilmente si tratta di un errore nel tramandare le notizie).

In all'ora si volsero per il mare Atlantico e percorsa la costa orientale della Plata, del Brasile ritornarono in Spagna approdando felicemente a Cadice nel settembre del 1794.

Immenso fu il piacere che provò il nostro pittore a toccare il suolo europeo nella floridezza della sua salute, e ricco di tante cognizioni acquistate in sì lungo e pericoloso e svariato viaggio avendo studiato luoghi, popoli e costumi del tutto nuovi appartenenti a tante razze diverse a climi di tutte le zone. I suoi studi si estesero non solo alle vedute pittoresche ed importanti, agli animali, ai vegetali, ai templi, alle abitazioni, alle armi, ed agli utensili, ed a tutto ciò che potesse dare una precisa cognizione dei luoghi e popoli visitati.

Passò allora a Madrid a completare i suoi studi che vennero deposti nell'ufficio Idrografico di Marina. Ben presto con il suo ingegno e i suoi lavori acquistò tanta rinomanza che sempre veniva richiesto in occasioni di pubbliche feste o di circostanze straordinarie, come si trattasse di qualche opera importante, di archi trionfali, di luminarie trasparenti di catafalchi. Tanta era l’abbondanza della sua fantasia, che presentava non uno ma molti disegni dal restare incerti nella scelta, perché se uno piaceva, l’ altro di più. Con lui ascoltava i suoi ammiratori ora nelle regioni del Messico. ora del Perù e ora dell'India o della China e non dimenticando al suo luogo il bello dell' architettura greca e romana, che a Milano aveva coltivato con tanto profitto. Tanto si distinse che dal Re Carlo IV venne nominato pittore, architetto ed ornatista della Real Camera con tutti i privilegi annessi come leggesi nel diploma del 22 maggio 1799 in Madrid.

Nel 1800 si ammogliò con donna Giuseppa Tami di cui presto restò vedovo con solamente la superstite figlia Antonia.

Continuò con i suoi lavori privati e pubblici con universale soddisfazione particolarmente in quelli che servivano per la corte reale. Partecipò agli avvenimenti politici di quei tempi prendendo parte alla difesa di Madrid nel 1808, di cui si fà annual ricordanza il 12 maggio, dopo la quale si ritirò a Cadice seguendo quella corte.

 

Nel 1809 venne ancora spedito a Saragozza da Ferdinando VII unitamente ad altro pittore don Giovanni Galvez per copiare le grandi ruine arrecate a quella città dall'assedio e questo fatto dai francesi. Le finì in 34 vedute, una onorevole attestazione in data di "Cadice quattro settembre 1812", emessa in nome del re Ferdinando VII. Che incise poi anche in rame all'acquaforte.

Ritornato a Madrid questo re, il nostro Brambilla lo seguì pure, e col diploma primo ottobre 1811 fu nominato accademico pittore prospettico, e successivamente nel 1817 direttore dell'accademia delle belle arti di Madrid. Con altro diploma del 13 ottobre 1818 ricevette pure la decorazione della Croce della città di Madrid per essersi distinto nella difesa di quella città nel 1808.

Continuò esso a lavorare indefessamente tanto per i privati e pel pubblico che per le commissioni di quella corte.

Egli presiedendo a quelli studi disegnò per moltissimi anni e introdusse il buon gusto negli ornamenti, il bello stile nell'architettura, e il vero metodo teorico pratico nella prospettiva. Adoperò il pennello non solo per l'affresco, ma a tempera, all'acquarello e olio comune, come vedremo in appresso. Finalmente dopo tanti anni di prove diverse il 22 gennaio 1834 in Madrid per colpo fulminante fra le braccia ed il dolore dell'unica figlia e il compianto degli amici lasciandovi un gran vuoto in quelle belle arti che finora non venne riempito da alcuno.

La sua figura era mezzana, il color bruno ed occhio vivissimo; pensoso di indole ma affabile e di specchiata religione si era guadagnata l'affezione e la stima di tutti e principalmente degli artisti.

Anche quella corte lo teneva in grande considerazione ed era assai amato da Ferdinando VII al quale diede dimostrazioni di attaccamento e di riconoscenza.

Li mai interrotti lavori, le cospicue cariche occupate fecero si che non più rivedesse la sua patria, e le poche relazioni scientifiche ed artistiche che esistono fra il nostro paese e la Spagna furono la causa che rimanesse da noi sconosciuto.

Premesso questi cenni biografici passo ad accennare brevemente le principali sue opere che mi fu dato di vedere e che danno un'idea del suo ingegno e giustificano la stima in cui era tenuto il quella capitale.

E' opera del Brambilla la facciata meridionale del palazzo reale di Madrid verso la gran piazza con ordine ionico in armonia con quella degli altri tre lati con scompartimenti più armonici, e spoglia da ornamenti pesanti che dominano quell'altissima real villeggiatura in Madrid. In una delle estremità veggonsi in una sala 7 quadri ad olio di diverse dimensioni dalli metri uno alli metri due;

1) è la veduta del palazzo reale di Madrid dalla parte della campagna in tempo di inverno con neve con riflesso di luce intensissima.

2) in una campagna pure con nevicata.

3) un lago con cielo nebuloso, e profondità di piantata con monti.

4) la fontana di Cibele all'ingresso di Madrid colla vista del corso.

5) l'ingresso solenne della regina Cristina per detta porta colle case addobbate a festa con l'immenso popolo, truppe, carrozze di un effetto bellissimo.

6) il gigantesco acquedotto di Segovia opera romana colla vista al di sotto della città e delle montagne.

7) una veduta di nave con porte e figura. Percorrendo l'ameno giardino di detta villa si incontra una gran capanna di legno alla rustica che egli ha modellata su quella veduta nei suoi viaggi; vi si entra da prima in una semplice anticamera, ma con il volto dipinto a fasce intrecciate in mille modi in circa duecento, a diversi colori, ciascheduna vedesi un ornato ed un fregio differente che fa meraviglia all'artista per tanta ricchezza di immaginazione. Segue un Cabinetto con fiori esotici ed una ritirata con panneggiamenti e cancelli chinesi.

Ascesi alcuni gradini trovasi una gran sala rotonda di gusto chinese. Qui il nostro pittore ha disegnato e diretto questo capolavoro sfoggiando tutto il sontuoso che riscontrasi nella China, impossibile a descriversi per la bellezza degli ornamenti, delle decorazioni dei candelabri, del lampadari, sedili e dipinti del volto, ed infiniti altri accessori.

Scorrendo lo stesso giardino trovasi un bel lago artificiale e nel casinò detto imbarcadero vi è una sala ottagona ove sulle quattro pareti sono dipinti a tempera vedute di marina di bell'effetto, ma ora un poco sbiadite. La prima un mare di mattina, la seconda un uragano di mare con fulmine, la terza una veduta al polo con monti di ghiaccio che rinchiudono la corvetta abbandonata. La quarta una burrasca di mare.

Nel Casinò detto della regina vicino alla porta degli ambasciatori il nostro Brambilla ha fatto prova dell'ottimo suo gusto nell'ornato. Le pareti dell'atrio che mette alla sala principale, quelle della scala dei pianerottoli e del volto sono dipinte a chiaro scuro formando vari compartimenti con differenti pregi, candelabri, trofei e rosoni che pare vedere opere dei nostri migliori ornatisti, ed il rilievo è tanto ben condotto che illude anche da vicino quantunque fatti già da tanti anni.

Nel palazzo detto, la casa dell'infanta ora abitata dal padre del re si presenta al visitatore in una prima sala dieci quadri ad olio di diverse dimensioni in ricche cornici dipinte dal nostro pittore. Sono vedute tolte dai punti principali di Araminez cioè la veduta della fontana della spina in cui ammirasi la trasparenza dell'acqua che cade sul gruppo di marmo, e la luce del sole che attraversando i rami e le foglie delle piante cade sul terreno.

Due vedute della piazza di S. Antonio di detto borgo prese in diverse punti con macchiette e carozze che innalzano gran polverio. La vista della casa del Labrador. Quella del lago dei pesci, quella della fontana di Bacco con diversi viali di piante. La veduta dell'imbarcadero del giardino del principe. Il Borgo di Araminez preso dall'alto e al tramonto del sole. La vasca dei pesci e la casa dell'eremita. Tutte con piante, monti, figure diverse e gustose. Conpiacevasi Ferdinando VII la villeggiatura della vista più amene ed interessanti che 48 quadri ad olio alcuni dei quali di dimensioni maggiori dei suddetti. Passando quindi ad Aramiaz nel ricco palazzo detto la casa del Labrador potei ammirare 48 quadri dei quali 18 riguardano luoghi dell'Escurial, e 30 di Sant'Alfonso o della grangia.

Accennerò solo per brevità ai principali, cioè:

 

1) l'interno dei cortile di S. Lorenzo colla veduta della facciata della chiesa nell’atto che Ferdinando VII 

entrando in essa con il suo seguito con ben disposto corpo di truppa presenta l'arma.

2) l'interno della chiesa di S. Lorenzo, presa di fianco in cui si vedono oltre le belle architetture li pregiati dipinti della volta del nostro Giardani.

3) l'interno del cortile di quel convento detto gli Evangelisti in cui campeggia la bella architettura e la ricca fontana di mezzo, colle statue degli evangelisti.

4) il grandioso coro della suddetta chiesa con li frati Gerosolimitani nei loro stalli, dove fa bella mostra il ricchissimo lampadario di cristallo di rocca, lavorato in Milano e regalato da Carlo secondo.

Non posso a meno di accennare che dietro a questo coro ammirasi il famoso crocifisso di marmo bianco in grandezza naturale di Benvenuto Cellini, che per molto tempo si ignorò ove fosse ospitato. Il prospetto del magnifico scalone del convento colli affreschi della volta e delle pareti di Giordani, mentre Ferdinando VII discende con seguito reale, ed ai piedi del pittore che l'attende. L'interno della bellissima aula della biblioteca

del convento illuminato dalla luce delle finestre di lato con tenda dove si vedono li ricchi scaffali con libri, li affreschi della volta del Pellegrino Pellegrini, con gli ornati di genere raffaellesco. E' tanto naturale che pare effettivamente trovarsi in essa. Buon effetto fanno pure la disposizione di molte persone col re e col pittore a fianco. L'interno della ricca sagrestia di detta chiesa illuminata da moltissime candele sull'altare di fronte e nell'atto che il re con suo seguito sta ginocchioni adorando la Sacra Particola (reliquia veneratissima) di effetto mirabile per quella luce spessa su tante persone e tante fisionomie e per i riflessi dei vari colori e pel fumo di turiboli che agitansi da quei frati egualmente prostrati.

5) l'interno del Phanteon sottoposto all'altare maggiore di quella chiesa di forma ottagonale illuminato pure dai lumi di un ricchissimo lampadario che pende dal mezzo cui vedonsi le diverse nicchie con le ceneri di quei re, e il ricco altare da Otto angeli grandi, bronzo dorato, lavoro di Antonio Caroni nostro milanese. Il tutto di sommo effetto. Li altri dieci riguardano vedute prese in diversi punti dell'Escurial sia da vicino per vedere quel grandioso fabbricato della unità con vento, chiesa e palazzo reale cui signoreggia la gran cupola e le dieci torri sia da lontano per spaziare in quei monti, sia quella selva e quei giardini con tutti quegli accessori di piante e di cielo che seppe ben collocare il pittore.

Passando in altra sala della stessa casa del Labrador la trovi ornata di trenta suoi altri quadri ad olio in dimensioni diverse rappresentanti vedute prese alla real villa di S. Alfonso o della Grangia che pel numero delle sue statue, delle sue fontane e dell'abbondante acqua che gettano e l'amenità dei suoi giardini si può chiamare un secondo Versailles.

Non lascio di repliche di accessori, di cascate, di piante, di viali, di monti e di cielo. Non dimenticò neppure i bei contorni sia per vedute generali che della gran piazza e palazzo e di arcobaleno ora nella ridente stagione, ora nella nevicata d'inverno, e direi quasi in tutte le ore del giorno.

Anche all'Escurial quella corte gode di belle vedute. Aramianz ed infatti, nella villa detta la casa del Principe trovansi tre sale ornate con 19 quadri ad olio di diverse dimensioni con 15 vedute di detto luogo due del paese di Isabella, uno di Antigola, e due del Solano de Cabras. Anche qui il nostro pittore non venne meno di far risaltare la magia del suo pennello. Nella prospettiva generale del luogo di Isabella ottimo effetto fa una fornace di calce al momento che è cotta, poiché attraverso il fumo nero scorgesi dall'alto la calce arroventata. Nella veduta del Solano de Cabras ammirasi una gran vallata con monti arborati, col re Ferdinando che sta dall'alto osservando il pittore Brambilla che copia il prospetto.

Altra veduta di Aravainez presa dal giardino dell'isola dove scorgesi il fiume Tago con il ponte in due archi e viali laterali con frondose piante, vi scorre la barca reale con altre di seguito e molta gente che applaude battendo le mani al re. Due vedute diverse della cascata del Tago dove l'acqua pare anche da vicino scorrere. Veduta di Aramin da levante col prospetto del palazzo reale a due lati colla piazza in cui vi è molta gente, carrozze, cavalli e gran polverio e viale con piante. L'allegra vista di Antigone col lago con montagna con amena isoletta, il re e la regina in carrozza con molte macchiette ed un bel cielo di mattina. Le tre piccole cascate semi circolari di un ramo del Tago, il palazzo si scorge attraverso i rami, con viali. Altro prospetto della facciata principale del palazzo col sole al tramonto, molte carrozze, carette, donne a cavallo secondo quell'uso, soldati ed altri con una sorprendente distribuzione.

Tutti li sopraccennati quadri vengonsi distinti in ricche cornici colla descrizione a lettere d'oro e concorrono con moltissimi capi d'arte d'ogni qualità a rendere quella reale villeggiatura si frequentate da nazionali e forestieri.

Anche tutte le altre sono bellissime non meno ricche della altre in ciò che può gustare l'osservatore.

Se fui prolisso in queste descrizioni, ne fu la causa che mi premeva far conoscere i diversi generi di pittura in cui si distinse.

Nel palazzo reale di Madrid e nella regia villeggiatura della Florida esistono altre sue opere che non mi fu dato di poter vedere.

Altri quadri esistono presso sua figlia unitamente a moltissimi studi e prospettive e vedute interne di antichi templi del Messico e molti disegni di quelle regioni da lui visitate.

Riassumendo quanto diffusamente accennai, il pittore Brambilla racchiuse in sé tutte le qualità che possono distinguere separatamente vari artisti sia che lo consideri ornatista, sia architetto, sia prospettico sia paesista. Nei suoi ultimi anni applicò più particolarmente in questi quadri ad olio, e tanta facilità aveva in esso acquistato che tanti ne produceva.

Omettendo di accennare alle altre sue opere come ornatista architetto farei alcune osservazioni su quelle vedute di paesaggi e prospettive che comodamente potei esaminare e confrontare sui luoghi studiati. Nelle prospettive interne dei luoghi non accontentavasì solo e sempre le dimensioni.

Dall'occhio quantunque già esperimentatissimo, ma voleva che le varie misure ne precisassero le linee, onde più al naturale si mostrassero. La naturalezza dei colori, il gioco della luce diretta dal sole e dagli altri corpi luminosi, che riflessa sui diversi oggetti, vennero dal suo pennello condotti con singolare maestria. La prospettiva tanto necessaria in simili opere aveva, che tanto contribuisce a far misurare la distanza che pure si possa prefiggersi per quei giudizi, quelle piazze, per quei monti e per quelle valli da lui accuratamente studiate. Egli studiò il cielo alla aurora, al levare del sole, al mezzodì e al tramonto sia sereno o nebuloso o burrascoso, l'acqua tranquilla di uno stagno, ora agitata di un mare, ora scorrente e placida, ora nelle grandi cascate schiumose, ora trasparente nei getti della fontana che ricadendo sui gruppi lascia trasvedere le figure.

Insomma parlando solo di questi ultimi generi di pittura accoppiò quanto di bello e di vero più volte noi ammiriamo alla esposizione di Brera del Gozzi, del Bisi, dell'Azeglio, del Migliaro, del Calvi, del Canella e di altri grandi pittori.

Colla maggiore soddisfazione, raccolte le nozioni sul pittore Ferdinando Brambilla dei suoi viaggi, cariche ed opere perché saranno accette dagli amatori delle belle arti, contribuendo così a dar lustro alla sua patria e gloria all'accademia e alla città di Milano che lo allevò, ed altresì possiamo compiacerci che tanti suoi lavori siano posti accanto ai magnifici affreschi del Velasquez, Perez, Gomez in palazzi di Spagna.

Ad onta però che esso abbia dato tanta pubblicità e privati saggi del suo sapere artistico, ed abbia coperto cariche sì luminose con universale ammirazione, pure con mia sorpresa, vidi che nessuno a Madrid, quasi seconda sua patria, pensò a tramandare il suo nome né con uno scritto né con qualche monumento.

In Italia, e particolarmente a Milano, gli uomini che si rendono meritevoli della comune estimazione, che onorano con senno e colle opere il loro paese, vengono raccomandandosi alla posterità con pubbliche testimonianze; e mentre si dà un giusto tributo al merito, servono ad una nobile emulazione. Conghietturando quali potessero essere i motivi, ma se ne affascinarono. E' perché non era di nazione spagnola? Avrà avuto forse parte invidia poiché nessuno finora potè pareggiarlo né riprendere il suo pennello? Sarà forse quella ingiusta trascuranza che talvolta purtroppo succede che ci fa apprezzare gli uomini e le loro opere dopo molti anni e finché non sono scomparsi? Qualunque sia ebbi la consolazione sempre di vederne il ritratto e il busto che l'amore filiale seppe conservare per dolce memoria.

 

Da “I Quaderni del Portavoce n. 52 – Personaggi di casa nostra” di Carlo Valli  

Nota della redazione.

(Avendo esaminato l'originale del documento è doveroso osservare che alcune parole sono state inserite interpretando gli appunti che in alcuni casi erano di difficile lettura essendo il manoscritto un brogliaccio di appunti con tantissime cancellature e correzioni; senza contare che il documento è datato 30 maggio 1852).

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