di Renato Siesa

 30-10-2004

 

L’anno scorso sono andato in pensione, perché ero disperato,

a questo mondo non c’è più religione, lavorano soltanto per essere pagati.

 

Lavorano, si fa per dire, ma non ci mettono passione,

intanto passano i giorni ed arrivano alla pensione.

 

Sono sempre al caffè, sono sempre lì a fumare,

aspettano il mezzogiorno solo per il mangiare.

 

Chiacchierano tutto il giorno, parlano di moroso,

e finiscono sempre col dire: “Che lavorare è noioso!!!”

 

E poi ci sono anche quelli, che sono sempre in malattia,

il lavoro è meglio, vederlo a passar via.

 

E poi si domandano, come mai non si và bene,

la colpa è di chi comanda, perché loro fan sempre bene.

 

E poi ci sono anche quelli, che per l’amor di Dio,

lavorano anche per quelli che non hanno voglia di fare niente.

 

Ma quello che mi fa rabbia, lasciatemi sfogare,

perché hanno in mano un pezzo di carta, ti vogliono comandare.

 

E poi con che baldanza, ti guardano da capo ai piedi,

è solo per ignoranza, perché si vogliono far vedere.

 

Si sa che nella vita, conta la conoscenza,

ma  è lungo la via che si fa esperienza.

 

La vita è cambiata, non è più quella di prima,

ma per prendere la grana, bisogna ancora tirare la lima.

 

Se andiamo avanti così, siamo proprio rovinati,

voltiamoci un po’ indietro, non rinneghiamo il passato.

 

Ai giovani occorre insegnare, prima l’educazione,

e poi che nel lavoro occorre mettere passione.

 

Lavorare è fatica, la schiena è troppo china,

facciamo prima andare la lima e dopo la bocca.

 

Per risollevare l’Italia, non bisogna solo ascoltare,

il sindacato che parla, ma bisogna anche lavorare.