di Renato Siesa                                                 26-01-2004

 

Con il grembiulino nero e il collettino bianco,

m’ha messo nel primo banco,

e poi m’ha detto qui devi stare,

per cinque anni ad ascoltare.

 

Era una donna di già attempata,

con i capelli grigi e la faccia corrugata,

metteva a tutti una grande soggezione,

e in tutta la classe nessuno fiatava .

 

Era brava e quando parlava,

tutta la classe l’ascoltava,

m’ha insegnato a leggere, a scrivere e a parlare,

ma era di una grande severità.

 

Con la bacchetta in mano per la classe girava,

se non stavi attento ti bacchettava,

era buona di cuore, ti capiva ti aiutava,

per la sua classe era come una mamma.

 

Tutte le mattine faceva l’appello,

e tutti i giorni era sempre quello.

Cominciava con Abrotano e finiva con Villa,

e la sua voce era forte ma tranquilla.

 

Siamo stati insieme cinque anni, tutta mi ha insegnato,

con lei non c’era da scherzare tanto,

controllava i compiti, provava la lezione,

se non eri preparato ti metteva in un angolo.

 

Dietro i suoi banchi quanti bambini sono passati,

almeno a due generazioni lei ha insegnato,

e lei con grande dedizione,

a tutti ha portato le sue lezioni.

 

La più bella lezione che da lei ho imparato,

d’essere un bravo bambino e non voler mai male,

d’essere educato, sincero e galantuomo,

per crescere e diventare un bravo uomo.

 

Adesso la maestra non ha più d’autorità,

se li rimprovera la mandano all’inferno,

ma si vede come crescono i bambini ora,

maleducati, villani e senza cuore.