Tutte le volte che passo  in contrada maggiore,

davanti a la villa, il mio pensiero vola.

Quando ero un bambino qui venivo a giocare,

nel cortile  della villa io ero di casa.

 

In mezzo a queste mura c’era tanta povertà,

qui, abitava la gente che non avevano da campare.

Si sentiva una voce di una mamma disperata,

che non aveva i soldi per sfamare la famiglia.

 

E quando giocavamo, su e giù per lo scalone,

vedevamo i fantasmi della fame in ogni angolo.

La sera si sentiva cantare una ninna nanna,

per fare dormire i bambini con niente nella pancia.

 

La voce dei bambini che in cortile giocavano,

e quella del fattore che li rimproverava.

La gente d’allora era allegra, era sincera,

perché si contentavano di quel poco che c’era.

 

Questa era la vita in villa, la vita della povera gente,

che si contentavano del poco, quasi del niente.

E quando qualcuno aveva bisogno,

tutti si davano da fare,  senza distinzione.

 

Ma, ne sono passati di anni, ma n’è passata di gente,

la villa è cambiata, non si riconosce più niente.

L’hanno fatta tutta bella, l’hanno tutta illuminata,

la tengono per le feste,

la vita è cambiata.

 

E tutti quelli che passano via,

guardano sempre là,

la villa Borromeo,

è storia di Cassano.

 

Renato Siesa

5/12/2003