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Esistono
varie motivazioni che spingono una persona a scrivere. C’è chi lo fa
per comunicare un’idea e chi per confessarsi, alcuni lo fanno per
conoscere se stessi o per comprendere gli altri. Si può scrivere per
imparare a sognare o per dare forma a un sogno. Qualcuno lo fa per amore
del bello e dell’arte, altri per amore dell’uomo e della vita. C’è
chi scrive per comprendere e chi per non dimenticare, chi per aprire la
propria anima e chi per chiudere il cerchio del proprio pensiero. Alcuni
scrivono per rivendicare un’idea, altri per liberarsi del peso di
un0intera esistenza. Per quanto riguarda Rosano Maggioni la prima
risposta che emerge, durante la lettura, è senz’altro che la
scrittura non prevedeva un lettore certo, più coerentemente si può
parlare di una “biografia per sé”. Non si riscontra nel testo
alcuna velleità, alcuna ambizione, di scrittore, anche se alcune
espressioni possono poi tradire, “Se siete riusciti a leggermi fino a
questo punto…” ………..Mi
sembra più concorde con quanto appena analizzato che l’atto delle
scrivere sia stato per l’autore stesso una “sorpresa”, uno
strumento per la sopravvivenza, un’uscita di sicurezza. Zattera per
naufragio, fuoco per un disperso, una possibilità di trovarsi vis-à-vis
(e non ‘portarlo’ solamente dentro) con il dolore del distacco da
una parte di se stesso….avere la sofferenza di fronte per poter così
accettare il dolore. Accettarlo anche se a denti stretti, anche se tra
le lacrime; accettarlo per poterlo successivamente trasformare in una
’rosa rossa’, in scrittura, e in quanto scrittura in un dono eterno. Tratto dalla
presentazione del libro fatto da Filippo Giuseppe Di Bernardo Ricercatore
dell’Università di Se villa – Facoltà di Filologia – Gruppo di
Ricerca della ‘Junta de Andalucia’”Escritoras y Escrituras”.
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PRESENTAZIONE Questo
scritto e semplicemente una raccolta di continui ricordi (flashback si
dice adesso) che ad ondate mi riempiono il cuore e gli occhi di lacrime,
mi fanno sorridere o ridere, mi fanno parlare da solo. I “ti ricordi
quella volta…” che arrivano sulle labbra e non vengono detti si
sprecano, i “comunque sei qui con me” sono lucida follia. Il
tuo spazzolino da denti nel bicchiere in bagno, le tue creme, la trousse
del trucco in camera da letto, sarebbero materiale psicoanalitico per
cento trattati dal titolo “Turbe mentali”. Tutto
si è rovesciato, “incasinato”. Riflessi condizionati che continuano
a svolgere la loro funzione, freni inibitori saltati, certezze
annullate, realtà andate in fumo. Ieri un amico mi ha detto
“Pubblicare questo libro è come mettersi a nudo nella piazza
principale del paese ne giorno del mercato, la tua intimità affissa sul
pubblico registro comunale” Buona Lettura M.R. |
INTRODUZIONE Non
so perché lo faccio, perché scrivo, ma è un bisogno impellente. Devo
comunicare, devo trasmettere quello che sento, quello che ho dentro.
Sicuramente non nascerà un best seller, forse poche pagine basteranno,
ma devo farlo. Quello
che scriverò lo dedico a chi ama in generale, a chi ama una donna, un
uomo, la vita, il proprio cane o canarino, l’andare in bicicletta o
nuotare, fare sesso o pregare, lo dedico a chi veramente,
indistintamente, senza freni o inibizioni AMA.
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LEGGENDO IL LIBRO
.......
Ieri mi sono fermato davanti al cancello dell’asilo e ho spiato. Ad un
tratto in quella nuvola di grida e giochi ho visto un bimbo che con fare
circospetto s’infilava sotto l’enorme cespuglio di ortensie. Aveva
scoperto un nascondiglio, il MIO nascondiglio segretissimo. Un
sorriso mi ha pervaso l’anima, a quel ricordo così lontano.. Quanti
sogni in quel cespuglio, quante speranze e quante vendette mancate. …….
Una tinozza di lamiera, panni appena lavati. Ricordo ancora l’odore di
quel sapone giallastro da bucato. Mia madre è intenta a lavare nel
fiume, mio padre si è tolto le scarpe e le calze, ha ripiegato i
pantaloni e poco lontano, nell’acqua fino alle ginocchia, ci guarda.
Rovisto tra i sassi colorati, lisci, torniti da quella gigantesca mano
che è il tempo. I più piccoli sono i migliori. Lacrime
pietrificate, cadute dalla guancia di chissà quale montagna e rotolate
fino a noi……. .......
Con enormi secchi zincati, carichi di panni, partiva dal Ricetto e se il
bucato richiedeva una determinata cura andava alla Roggia delle quattro
strade, altrimenti all’Adda, al ponte del Pèc. …….
Una carreggiata non asfaltata che lambiva il Castello, is
precipitava verso “il Dopolavoro” per poi con una curva a gomito,
incanalarsi sul ponte e terminare sul fendiacque. Lì l’acqua
dell’Adda si mischiava con il canale Mozza, senza frastuono,
tranquillamente da oltre un secolo. .......
Il “Portone”, sapete dov’è? Non quello della Muzza, ma quello
della piazza, di fronte alla Fontana del Pesce. Porta d’accesso alla
zona storica, dimenticato da tutti, così bello e così non guardato.
Quanta vita è passata su quelle panchine di pietra ai lati dell’arco.
Tutti i segreti del paese venivano mormorati a sera da chi sedeva su
quelle pietre lucide. Oggi ho notato che la lucentezza di quelle
panchine si è patinata, è diventata quasi opaca. Forse Cassano non ha
più segreti? NO!
Cassano non ha più quei personaggi che alla sera si riunivano in quel
luogo pubblico per parlare di cose private. L’orologio ormai fermo da
anni (fin da quando ero bambino) è diventato il simbolo di quel luogo.
Anche riuscendo a fermare
tutti gli orologi del mondo, non è possibile fermare il tempo……… …….
“Questa notte sei venuta a trovarmi. Ti ho sognata. Eri una ragazza
veramente bella, non eri tu, ma eri tu. All’inizio non ti avevo
riconosciuta (…) I tuoi baci ti hanno tradita e ti sei rivelata: eri
Rita.” …….
“… e anche se il tempo, nei secoli riuscirà a cancellare dalla
memoria umana non potrà distruggere la fusione della nostra essenza,
chiamatelo anche amore se volete perché non esiste parola che può
definire ciò che eravamo diventati. Forse la parola giusta è un
numero. “UNO” (unità indivisibile).” …….
Continuo ad allontanare pensieri e ricordi, ma è come una pallina da
tennis scagliata contro il muro. Torna sempre indietro. E con più ci
metti forza e rabbia per scacciarla più velocemente te la ritrovi
addosso……… Maggioni Rosano
nasce a Cassano d’Adda il 31 gennaio 1949 dove tutt’ora vive
svolgendo le sue molteplici attività che spaziano dall’antiquariato
all’archeologia, dalla pittura alla grafica. Pratica
attivamente “l’arte del tiro con l’arco” e “l’arte della
danza”. Non ama la vita
sociale in generale ed è solito parafrasare Snoopy con “…quello che
mi infastidisce non sono le persone, ma la gente…”
Il volume è
disponibile presso
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