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In base alla testimonianza dei presenti riconosciamo[1] e rendiamo noto a tutti che abbiamo concesso al magnifico nostro amabile cavaliere, fedele al Sacro Romano Impero, Giovan Battista Castaldo il castello e il luogo di Cassano, ovvero la possibilità o diritto di riscuotere dalle mani del Pagano cose dall’ Adda al più tardi il giorno 21 Agosto 1543 [2], dopo che sono state espresse le nostre disposizioni in base alle quali viene compreso il fatto che il già nominato Giovan Battista (Castaldo)[3] riscattò il luogo già detto[4] assieme al suo territorio e giurisdizione, al solo e al contempo complesso comando e alla completa facoltà di uccisione[5], al diritto di nominare in quello stesso luogo un comandante e anche con la possibilità di nominare un subalterno sul porto del fiume Adda[6] e a tutti gli altri profitti, diritti particolari e azioni pertinenti noi e la nostra Camera[7] per mezzo dello stesso Pagano.

In base a quella legge lo stesso Castaldo potrebbe possedere e avere lo stesso castello e luogo[8] finché e da quando non avesse pagato alla nostra Camera[9] per la precedente vendita e per i miglioramenti che da parte sua dovevano essere compiuti fino alla somma di mille scudi e in più si paghino altri mille scudi che faremo dono al Castaldo secondo e come viene contenuto nel decreto proposto attraverso e mediante il presidente del nostro Stato di Milano in data 24 Ottobre 1543. E questo per il prezzo di libbre 23.928 e un soldo.  Benché competesse, in base  al volere di quella stessa concessione e del contratto successivamente compiuto, alla mia Camera il diritto di riscattare lo stesso castello e luogo assieme ai suoi diritti e all’annuale reddito del tributo del sale.



[1]  E’ una forma di linguaggio medioevale usato negli atti notarili. Attualmente non viene più adottata nemmeno in quelli. Si può ben dire che si tratta di una forma desueta.

[2]  Nel documento oggetto di versioni in lingua italiana, attinente al conferimento del marchesato e all’investitura del Castaldo si alternano diverse date, elemento basilare per evincere che l’atto è stato fatto in più giorni. Inoltre la sua importanza è notevole. Ciò giustifica l’interpretazione di tribus (copiis) ( documento redatto in tre copie).

[3]  Nell’atto notarile manca Castaldo, ma dal testo e dai nomi che colà appaiono è impossibile ogni altra interpretazione.

[4]  Si tratta indubbiamente di Cassano, che successivamente verrà citato qual sede di castello, come luogo, come borgo e a volte, anche come località. Starà alla sensibilità di chi intende interpretare lo scritto lo scegliere quale terminologia usare, aiutato anche dal notaio.

[5]  Gladius in latino corrisponde a spada in italiano; uccisione è pertanto una metonimia (metafora).

[6] E’ un punto molto importante in quanto fa cesso a un porto sul fiume Adda. Visto che si fa cenno nel corso del documento a Cassano, si è autorizzati a pensare che proprio a Cassano c’era il porto, come peraltro attestano altri documenti scritti o immagini inequivocabili; reperibili con facilità all'interno della chiesa di San Dionigi.

[7] In questo caso può significare erario.

[8] Borgo di Cassano.

[9] Erario. Cfr. nota 7.

 

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