Storia del Revellino e della Pandina CONTINUA LA GUERRA. pag. 5 - di 7
A Vittorio Amedeo fu concesso di tornare a Torino, assediato dall’esercito francese. A sua volta Amedeo fece arrestare gli ambasciatori di Francia e di Spagna e tutti i francesi che si trovavano in Piemonte, e dichiarò guerra ai Franco-Spagnoli. I francesi presero Vercelli, Susa, Ivrea. Continuò per tutto il 1704 e il 1705 la guerra sul Mantovano. Le sorti della guerra si misero male per Amedeo. Scese nuovamente in aiuto Eugenio di Savoia che arrivò in Italia con 28.000 uomini.
LA BATTAGLIA DI CASSANO
Il primo aprile 1705 Eugenio partì da Vienna per raggiungere il Piemonte, attraversando la Lombardia. Si fortificò a Gavardo, dove fu raggiunto dal generale Vend ô me che gli sbarrò il passo. Mentre il Vend ô me tornava in Piemonte, lasciando il fratello, il Gran Priore, a tener bada al Principe Eugenio, questi lasciò a sua volta il colonnello Zumjungen e a marce forzate arrivò all’Oglio. Tentò il passaggio a Urano, contrastato dagli Spagnoli. Riuscì a far passare la cavalleria e la fanteria. E poi assaltato Palazzolo e Pontoglio, espugnò Soncino . A Romanengo arrivò il Vend ô me dal Piemonte per assumere il comando dell’esercito. Il 12 agosto Eugenio era a Brembate. Visto che in quella località non riusciva a passare, tentò di gettare un ponte presso Villa Paradiso, ma Vend ô me, che dall’altra sponda vigilava, ne impedì la costruzione. Eugenio continuando il cannoneggiamento per ingannare i Francesi, all’alba del 16 agosto marciò su Cassano, dove il fratello del Vend ô me, il Gran Priore, con metà esercito era riparato dietro le trincee erette a difesa del ponte e fronteggiate dal canale Retorto. Il Vend ô me giunse in aiuto del fratello e occupò le cascine Cantarana, Taranta e Colonnella e, protetto dalle artiglierie del Revellino, scaglionò le sue truppe fino alla Cascina Franca (attuale Cascine S. Pietro). Il 16 agosto, dopo mezzogiorno, iniziò la battaglia che durò fino a sera. Subito all’inizio fu colpito a morte il generale Leiningen, all’assalto del ponte sul Retorto tenuto dai francesi comandati dal Vend ô me, che si ritirarono barricandosi presso il ponte dell’Adda. Eugenio arrivò a Treviglio, sul mezzogiorno, assalì la Taranta, la Cononnella, la Cantarana, il ponte del Retorto, sloggiandone i Francesi che, difesi dall’artiglieria del castello, tornarono all’assalto e ripresero le posizioni perdute, infliggendo all’esercito imperale danni incalcolabili. La battaglia durò da mezzogiorno a notte, circa nove ore. Tre reggimenti di dragoni spagnoli e francesi, dandosi alla fuga, finirono annegati nell’Adda. Il Principe Eugenio fu colpito da una palla di moschetto alla gamba, ma continuò a combattere fino a quando fu di nuovo colpito al ginocchio. Fu costretto a ritirarsi per la medicazione. Lo sostituì il generale Bibra. La battaglia si combattè a corpo a corpo con spade e baionette. Il Principe D’Anhalt si lanciò nel Retorto con 4.000 Prussiani e poi nella Pandina. Venne ferito e ricacciato indietro dai Francesi comandati dal generale Alberotti. Anche il Duca Wertemberg dell’esercito cesareo fu mortalmente ferito. Il Vend ô me introdusse truppe nel castello di Cassano facendo fuoco contro gli imperiali. Fu colpito mortalmente anche il generale Bibra e il Conte di Rewentlau. Gli imperiali abbandonarono il ponte del Retorto inseguiti dai Francesi. Venne colpito il ventenne principe di Lorena che morì nove giorni dopo. Era ormai notte, Eugenio impossibilitato a passare l’Adda, comandò la ritirata. È importante un particolare della battaglia: il mancato prosciugamento del Retorto e dei canali derivati. Il Principe di Leiningen doveva far abbassare le paratoie del Retorto alla chiusa di Fara d’Adda. Aveva ordine di spostarsi dalla località Paradiso sopra Trezzo e portarsi a Fara per chiudere di notte con le paratoie le chiaviche del Retorto, per prosciugare tutte le rogge che scorrono davanti a Cassano e facilitare l’avanzamento delle truppe imperiali. Le paratoie erano nella cantina dell’arcipretura di Fara d’Adda. Nella notte il Principe si sbronzò e al mattino rimase addormentato. Fu svegliato dai colpi del cannone nella mattinata avanzata, e l’acqua dei canali continuò a scorrere regolarmente mantendo pieni i canali. Quando i Prussiani del Principe di Anhalt, venendo dalla Cascina Bruciata, si credevano di passare i canali asciutti, li trovarono pieni. L’acqua penetrò nei contenitori della polvere da sparo dei soldati che attraversarono il Retorto con l’acqua alla gola. Dovettero caricare alla baionetta i Francesi che, si ritirarono dietro la Pandina. Il Principe di Leiningen perdette qui la vita. La sua salma è sepolta nella chiesa di S. Antonio altare di S. Nicola. Alla fine della battaglia vi furono chiese e conventi pieni di feriti; moribondi e morti gettati nei canali e nell’Adda portate alla deriva dalle tre bocche della Cremasca e a Lodi dove sono sepolti nell’oratorio della Barbina. La battaglia fu furibonda con alterna vicenda di attacchi e contrattacchi e una ecatombe di feriti, di morti e di affogati. Ancora oggi un bosco è detto «il bosco della battaglia». Da parte tedesca caddero molti generali tra cui il Principe Giuseppe di Lorena e il Principe di Leiningen. Ma la perdita dei Franco - Spagnoli fu maggiore, tanto che venne l’epigramma in dialetto: «A la bataglia de Casan, l'àn ch'even mort des mila aleman, ma quand ian vultà con la pansa in su, s'incurgiù ch'eran tuc monsù». Alla battaglia di Cassano hanno detto che erano morti dieci mila tedeschi, ma quando li hanno girati a pancia insù si sono accorti che erano tutti monsù cioè francesi dal colore rosso del panciotto. Le due parti cantavano vittoria. Gli imperiali intonarono il Te Deum perchè avrebbero sbaragliati i Francesi sul Retorto; i Francesi perchè avrebbero respinto tre volte gli imperiali costringendoli a lasciare il campo. A Parigi si cantava il Te Deum, ma anche a Vienna, a Torino e in altre città alleate. A cassano, a Treviglio pure. Balbo e il Cantù dicono che il Vend ô me vinse Eugenio; Galantino e l’anonimo della Cronachetta dei Cappuccini in Cassano, affermano che: «tutte due i generali si dichiarano vincitori» Il bilancio fu abbastanza pesante: 8.000 morti rimasero sul campo e 6.000 i feriti. La casa parrocchiale venne adattata ad alloggio degli ufficiali. I feriti furono allineati sulle coste del fiume e gettati nell’Adda gli incurabili. Le chiese di S. Dionigi e di S. Aquilino come la parrocchiale divennero ospedali per i feriti. La chiesa di S. Antonio il rifugio dei Cassanesi con le loro masserizie. Anche la chiesa di S. Martino a Treviglio fu ospedale dei feriti imperiali. I Cappuccini da cinque anni stabiliti a Cassano, fecero rifulgere la loro generosità: nel convento si radunò la popolazione trovando così scampo. Un Padre Cristoforo di Liscate si rivolse al comando Franco-Spagnolo e ottenne la difesa dei rifugiati, nonchè indumenti e viveri per tutto il tempo del pericolo. Il Principe Eugenio si ritirò per la medicazione alla Cascina Cantarana (Muschita, com’è detta in un documento tedesco). Dopo la battaglia di Cassano il Principe Eugenio si accampò a Treviglio in casa Silva, il principe di Anhalt, fratello del Re di Prussia, in Casa Rozzoni; il Principe di Assia, ferito, fu curato in Casa Negri, il marchese Annibale Visconti direttore di tutta la cavalleria cesarea dimorava in Casa Barizaldi. Il 9 ottobre 1705 il Principe Eugenio levò il campo da Treviglio, prese la strada per Crema, passò il giorno 20 il Serio a Montichiari, poi l’Oglio a Palazzolo, Urago e Pontoglio e si accampò a Castiglione. Vend ô me lo inseguì il 10, e così fu concesso un po’ di respira anche a Cassano, diminuita quest’anno di 600 persone, persone fuggite per la guerra. Ai reggimenti dei granatieri della Guardia dell’esercito prussiano il cui valore rifulse nella battaglia, fu concesso di fregiarsi di una nappina di cuoio appesa alla daga e alla baionetta in premio di tanto valore.
Stampa della battaglia di Cassano del 1705 Piano della battaglia di Cassano. Stampa del 1728. La Battaglia di Cassano in una stampa dell'epoca (collezione privata di Luigi Cernuschi)
Da un borgo e la sua gente Vol. III - Storia di Cassano d'Adda - Carlo Valli