Storia del Revellino e della Pandina FINISCE LA GUERRA. pag. 6 - di 7
La Battaglia di Cassano si concluse senza chiara vittoria di nessuna parte. La guerra quindi continuò. Il duca di Vend ô me fu richiamato in Francia e venne sostituito da Luigi duca d’Orleans. Torino fu assediata. Notevole fu il sacrificio di Pietro Micca, che affrontò volontariamente la morte, diede fuoco alle polveri e sbarrò l’accesso al nemico. Il Principe Eugenio corse in aiuto e assaltò gli insediamenti Francoispani. Il primo a conquistare le trincee fu quel principe di Anhat che nella battaglia di Cassano fu così sfortunato nel passare con i Prussiani la Pandina e il Retorto. Il 7 settembre 1706, distrutto l’esercito nemico, Vittorio Amedeo II ed Eugenio di Savoia entrarono vittoriosi nella città liberata e, sul colle di Superga, innalzarono alla Madonnina un Tempio votivo, era la tomba dei re di Sardegna. Quando l’arciduca Carlo, pretendente al trono di Spagna, diventò imperatore d’Austria, la guerra di successione di Spagna, dopo tredici anni di ostilità, finì con la pace di Utrech. Si era su un vasto campo e con alterne vicende fino all’aprile 1713 (trattato di Utrech in Olanda) seguito più tardi da un trattato di pace a Rastadt (6 marzo 1714). Le conseguenze di questa guerra furono queste: Filippo V fu riconosciuto re di Spagna rinunciando al trono di Francia e cedette la Sicilia a Vittorio Amedeo II e i rimanenti domini spagnoli all’Austria. Vittorio Amedeo II assunse il titolo di Re di Sicilia e ampliò i suoi domini verso la Lombardia fino al fiume Sesia. I Savoia in questo modo erano divenuti re ed erano entrati a pieno diritto nei giochi politici italiani. I profittatori maggiori furono gli inglesi che, oltre le terre di America cedute dalla Francia, ebbero Gibilterra. L’Austria col trattato Rastadt, dovette accontentarsi dei domini spagnoli d’Italia, rinunciando al suo ambizioso progetto di supremazia in Europa. La guerra di successione costò ai Francesi e Spagnoli settanta milioni di Luigi d’oro e un esercito di ottantamila soldati, dando al ducato di Milano un tracollo tale da durare mezzo secolo per riaversene. Quanto alle nostre popolazioni e alle nostre campagne fu sempre uguale: amici o nemici, vinti o vincitori, gli eserciti che passavano portavano le immancabili requisizioni, devastazioni, spogliazioni, stragi di bestiame e miseria. Il 24 settembre 1706 Eugenio di Savoia entrò trionfalmente in Milano per rimanervi quale saggio governatore per dieci anni, eliminando l’odiato regime spagnolo e proclamando re, Carlo III. Quando i Francesi perduta la guerra, (1709), abbandonarono il Piemonte, anche il ducato di Milano passò dagli Spagnoli agli Austriaci. La Guerra di Successione e poi quelle dei Sette Anni, fecero perdere alla Francia l’egemonia politica nell’Europa continentale goduta dalla metà dei Seicento, le tolsero ricche e vaste colonie, le strapparono il predominio nel Mediterraneo occidentale. In quel mare si affacciò un nuovo padrone: l’Inghilterra che nel 1713 ne acquistò la porta d’ingresso con Gibilterra, diventando l’arbitro della politica delle tre penisole del Mediterraneo. I danni della guerra furono gravissimi, don Benedetto d’Adda sollecitò Milano che mandasse un ingegnere collegiato attestante i danni nelle proprietà su a Cassano, Casirate, Rivolta e Pandino, alle case e alle suppellettili. Assommano a oltre 166.000 mila lire. E il prevosto don Galeazzo Settala così scrisse: «Inerendo alla lettera circolare di mons. vescovo di Cremona pervenutaci, significo io sottoscritto che dall’anno 1700 sino all’anno 1705 inclusi li frutti del beneficio parrocchiale non sono stati sufficienti per vivere, attesochè ho convenuto alloggiare officiali militari ininterrottamente in casa propria con disturbo grande e spese, come è notorio e per notorio s’adduca come all’ingiunta fede della comunità. Dall’anno 1705 a questa parte non sono stati li frutti sufficienti per vivere, attesi li danni patiti dalla guerra causati guereggiata in questo borgo, oltre il danno del gelo delle viti pure notorio aggiungasi l’aver fatto debito di considerazione per mantenermi assieme con li massari e pigionanti per avere dovuto rimettere la semente e scorte per lavorare la terra, oltre il danno dell’imissioni d’arbori fruttiferi in molta copia saccheggio in casa di mobili, vino et altro, ascendente la somma più di 100 doppie, si che io non sono in caso se non d’essere compassionato…»
Pietro Micca (foto Wikipedia)
Da un borgo e la sua gente Vol. III - Storia di Cassano d'Adda - Carlo Valli