La Chiesa di S. Ambrogio al Cimitero
Storia e Arte
La chiesa di Sant’Ambrogio al Cimitero può essere giustamente considerata il piccolo scrigno di un non trascurabile patrimonio di arte e storia cassanese. Di origine molto antiche (fonti d’archivio testimoniano la sua millenaria presenza nel borgo abduano), il tempietto di S. Ambrogio ospita da secoli l’ultimo viaggio terreno dei Cassanesi prima della sepoltura nell’adiacente camposanto.
Proprio questa particolare destinazione ha fatto della chiesa un luogo di singolare importanza per la storia di Cassano: in essa è infatti possibile ammirare alcune lapidi funerarie che commemorano esponenti della passata nobiltà cittadina, munifici sacerdoti ma anche semplici popolani, come le vittime del crollo della chiesa del 1890, ricordate su una pietra collocata sul lato destro. Nella parte sinistra trovano collocazione le lapidi in marmo bianco dei marchesi d’Adda.
Chiesa di S. Ambrogio al cimitero
L’affresco dell’abside
Sulla parete absidale un ciclo di affreschi raffiguranti l’Annunciazione della Vergine, Sant’Ambrogio e San Mauro accoglie le preghiere dei visitatori. Si tratta di una composizione piuttosto elementare nello stile e raccoglie secoli di stesure e rimaneggiamenti. La gran parte delle raffigurazioni vanta un pennello settecentesco (Legnanino?) anche se alcune decorazioni richiamano moduli seicenteschi. L’intera impostazione dell’affresco sembra però godere di uno schema generale più antico, databile intorno al XVI secolo. Un altro affresco rappresentante la Madonna Lauretana ricalca analoghi modelli di fine Seicento.
Nella ricca composizione trovava anticamente ospitalità anche una raffigurazione di San Mamete, al centro di una singolare quanto nociva credenza popolare. Era infatti abitudine delle gestanti e delle giovani mamme ingerire della polvere di intonaco appositamente grattugiata ai piedi dell’immagine del Santo, tenuto in grande considerazione per un suo non ben chiaro legame con le mammelle e il latte materno. Una consuetudine vivamente osteggiata dall’autorità ecclesiastica tramite una copiosa serie di disposizioni vescovili fino alla radicale decisione di cancellare completamente la tanto venerata figura.
Prima di uscire dalla chiesa, merita attenzione il consumato e massiccio arcibanco, databile tra la fine del Cinquecento e inizio dei Seicento. L’altro analogo arcibanco, per secoli degnamente accoppiato al precedente, ha ricevuto dall’incurante opera umana un curioso destino presso l’oratorio maschile San Giovanni Bosco, dove da tempo era stato malamente adattato a portale d’ingresso; oggi è visibile presso il salone dell’Immacolata presso la chiesa parrocchiale S. Maria e S. Zeno.
Nel libro “Commemorando…e narrando…” del Sac. Pietro Pezzali preposto parroco di Cassano d’Adda edito nel 1915, alla pag. 143 troviamo:
La Sussidiaria di S. Ambrogio (al Cimitero)
Dev’essere la più antica di tutte le altre. Si argomenta la sua antichità da un decreto di Carlo Magno (887) dove si leggono queste testuali parole: «in curte S. Ambrosii quae vocitatur Cassianum justa Abduan fluvium»Ci sono completamente ignote le sue vicende: Sappiamo solo che fu convertita in lazzaretto, allo scoppiare della peste. Oggi è sussidiaria della Parrocchia. Ha bisogno di restauri.
Trovo che nel 1694 fu eletto un certo G.M. Manzini terziario francescano a custode di questa Chiesa. Il Vicario Generale di Cremona concedevagli il posto di custode (in allora dicevasi Eremita e Romito), con obblighi tassativi ad alcune regole disciplinari e in perfetta dipendenza dal Prevosto locale…
La dedicazione a S. Ambrogio tradisce l’antica giurisdizione ecclesiastica di Milano.
Non vi si celebrano feste particolari. Accoglie i defunti prima della sepoltura. Vi si celebra messa quotidiana nella Novena dei Morti.
La facciata dell’Oratorio è a capanna, molto semplice. L’interno con unica navata. Monumenti funebri dei parroci e dei sacerdoti ornano le pareti laterali. Importanti lapidi dei D’Adda e Borromeo a ricordare l’antica giurisdizione dei marchesi in Cassano.
Interessante affresco dell’Annunciazione attribuite al Cignaroli, in una grande cornice che racchiude la più antica rappresentazione della Madonna Lauretana.