Da “I Quaderni del Portavoce n. 10”  di Carlo Valli     

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OPERE D'ARTE

 

Tabernacolo

Eseguito da Fra Giuseppe Antonio da Monte Albatto marchigiano e da fra Giulio Antonio da Varese sotto la direzione di fra Francesco da Cedrate. Troviamo diversi tabernacoli eseguiti sullo stesso stile in diverse chiese francescane di questo settecento in Lombardia, dagli stessi frati artigiani artisti.

 

Il tabernacolo della Chiesa di S. Antonio di Cassano d'Adda (foto R. Siesa)

 

Ancone degli altari e Sacrestia

 

 

Lavorazione delle ancone e del tabernacolo (1707-1708). "Fra Francesco da Cedrate con due discepoli, fra Giuseppe Antonio da Monte Albotto marchigiano, e fra Giulio Antonio da Varese hanno reso riguardevole alli occhi de circostanti il loro ingegno ed arte in esporre fuora due ancone da medesimi perfettamente lavorate, una dell'altare maggiore e l'altra della cappella del beato Felice col lettorino in coro, rastelli e tabernacolo in chiesa; anzi che di già havrebbero parimenti esposta quella dell'altra cappella, se la scarsezza del tempo ed i vari impicci non gliel'havessero impedito. Ma non impedì il colpo fatale della morte alla vita del suddetto fra Giulio Antonio da Varese, che infirmatosi gravemente di febbre maligna nel convento della Concettione in Milano... mostrava una capacità non ordinaria che potesse arrivare alla perfezione del suo maestro fra Francesco da Cedrate".1  

 

 

Altare di S. Nicolò e Sacrestia (1708)

 

"Restandovi ancora il sopranominato fra Francesco da Cedrate con altro fra Giuseppe Antonio da Oleggio, e con altro aggiunto terminarono tutto ciò che si doveva perfezionare con l'arte sua così celebre che appunto fu la cappella di S. Nicolò e tutti gli armadi della sacrestia. Insomma diedero fine a ciò ch'era necessario alla chiesa, come di presente si vede".2  

 

 

Reliquiari

 

Reliquiari (che attualmente sono nella chiesa parrocchiale: 14 in legno, all'altare delle reliquie) (1719).

"Havendo poi coronato il suo governo con una functione solennissima con universale applauso da tutto il Borgo, ed in particolare dell'Ill. sig. Prevosto ed Ill. Signori Marchese e Marchesa D'Adda nella processione fatta per mettere alla pubblica venerazione le nostre reliquie che si conservano in nostra chiesa, fatto fare da lui li Reliquiari che costanto L. 180 e la Croce indorata l'ha fatta fare il Pre. Benedetto da Cassano, mentre era in Milano studente e Bidello l'anno 1719. 3

 

DUE PITTORI DI GRANDE VALORE
 

 

STEFANO MARIA LEGNANI (1661 - 1713)

 

L'evoluzione pittorica milanese agli inizi del settecento ha tre protagonisti: Filippo Abbiati, Andrea Lanzani e Stefano Maria Legnani.

Stefano Maria Legnani è detto Legnanino perchè figlio del padre pittore che gli fu primo maestro. Educato alla scuola pittorica bolognese (Cignani) con vivi ricordi del Correggio, e con sentita influenza del Maratta e del Nuvoloni.

Lavorò moltissimo: col Lanzani all'Incoronata di Lodi, a Milano in S. Angelo, a Genova, al sacro Monte di Varese. Molto amico dei cappuccini, lavorò per le chiese dei loro conventi come a Cassano e a Caravaggio dove si trova una tela nella sacrestia del Santuario della Madonna qui trasferita alla soppressione del convento.

Caratteristico il venezianismo dell'impostazione scalata in diagonale e vista in accentuata prospettiva dal basso, non più barocca ma piuttosto cinquecentesca. Accentuato il contrasto tra il vivace cromatismo dei gruppi in primo piano e la luminosità del fondale architettonico, ampiamente aperto sul libero cielo evanescente, che lontanamente fa riferimento al Tiepolo. In S. Antonio a Cassano ha lasciato tre tele, di cui una è andata perduta al tempo della soppressione dei frati. Forse è attribuibile al suo pennello anche l'affresco in S. Ambrogio.

Le due tele di nostra dotazione rivelano morbidissime pitture ove il correggismo si sfalda nella delicatezza palpitante del tocco come nella gamma cromatica preziosa di trasparenza tiepolesca. La tela rappresentante S. Felice con la Madonna e S. Francesco è di composizione classica e dolcissima; più impegnativa e veramente matura la pala dell'altare maggiore rappresentante l'estasi di S. Antonio che ricorda l'impostazione di una tela dallo stesso soggetto di Pietro Berettini detto da Cortona (1596-1669) della pinacoteca vaticana.

 

 

l'Estasi di S. Antonio - la pala dell'altare maggiore della Chiesa di S. Antonio di Cassano d'Adda 

fotografia di R. Siesa

 

 

Madonna con Bambino ed i SS. Felice, Francesco d'Assisi nella Chiesa di S. Antonio di Cassano 

(fotografia di Renato Siesa)

 

 

FILIPPO ABBIATI (Milano 1640 – Milano 1715)

 

Scolaro di Francesco Nuvoloni e maestro del Magnasco. Nella prima opera "Il beato Tolomeo" di S. Vittore al corpo, mostra gli insegnamenti ricevuti dal maestro per l'orditura spettacolare con il monatto che regge il moribondo accanto ad un monaco. Al 1677 si assegna "La predicazione del Battista" nel santuario di Saronno; di fattura larga, plastica, di colorito chiaro è il ritratto di Filippo Pirogalli. Del 1680 sono le tele con i "Fatti di S. Sebastiano" nella chiesa di S. Alessandro in Milano. Lavora a Pavia nella chiesa del Carmine dopo il 1695-1697. Lavora spesso con Federico Bianchi, ed ha rapporti con l'Abbiati. Sono dell'Abbiati anche due quadri dell'arciconfraternita del SS. Sacramento in duomo a Milano, e le grandi tele con "Il serpente di bronzo" "La caduta della manna" e "Davide davanti all'arca" opere dell'artista nella sua fase migliore. Alla pinacoteca di Brera c'è il suo "Autoritratto".

Anche nella villa degli arcivescovi a Groppello c'erano scene bibliche uscite dal suo pennello e passate al Collegio degli Oblati di Rho. Nella chiesa di S. Antonio a Cassano sua è la tela dell'altare di S. Nicolò rappresentato in venerazione della Madonna.

Si è parlato di un'altra sua tela rappresentante l'Angelo custode, che faceva da prospetto alla scala del coro. Scomparsa.

I nostri frati si sono rivolti per arricchire la chiesa di S. Antonio ad artisti loro amici, tra i più noti in Lombardia.

Ecco come descrive la Cronachetta:

"Devo ancora esprimere a chi legge se non il nome almeno il cognome dei pittori che si compiacquero graziarci delle loro opere (mediante però un profumatissimo pagamento di duecento scudi il quadro dell'altare maggiore, e per quello della cappella di S. Felice 150 scudi, e in vero fatti per mano del sig. Legnanino; l'altro della cappella di S. Nicolò fatto per mano del sig. Abbiati per 100 Filippi, ambidui i più insigni pittori trovarsi possono in questa nostra città di Milano.

Il quadro poi che è in coro, della Beatissima Vergine, così bello, e così stimato, è fatto dal medesimo signor Legnanino, che per sua donazione l'ha cortesemente donato al P.M.R. Antonio da Gallarate in ricognizione d'haverli fatto fare da lui li suddetti quadri in chiesa. ...Il quadro della Vergine Maria in coro, donato come sopra disse il Legnanino, che non l'haverebbe dato per meno di cento scudi". 4

 

altare di S. Nicolò con la tela di Filippo Abbiati "S. Nicola in venerazione della Madonna".

(fotografia di Renato Siesa)

 

 

 

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