Chiesa di S. Aquilino e S. Carlo

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Carta d’Identità
1697 – inizio dei lavori
Si sta costruendo la Chiesa di S. Aquilino. “Cristoforo Benzi appaltatore delle regie finanze, stabilita in Cassano la sua villeggiatura nel grandioso e ben inteso suo palazzo ornato di eccellenti pitture, pieno di buone massime per l’aumento dell’amor di Dio e del Clero cassanese, presenta una supplica a Mons. Vescovo per l’erezione dell’Oratorio sotto l’invocazione dei Santi Aquilino e Carlo, al quale il primo professava particolare devozione e in onore del quale fece in Milano nella Chiesa di S. Lorenzo, ove riposa il corpo, una singolare festa e una grandiosa spesa, della quale fu gratificato della Sacra Camiscia con la quale S. Carlo coprì il Santo Corpo, e la quale viene esposta in questo Oratorio di Cassano la seconda festa di Pentecoste”. (Milani)
Arriva a Cassano d’Adda la reliquia della Santa Camiscia in cui San Carlo aveva custodito le reliquie di Sant’Aquilino, donata a Cristoforo Benzi dall’Arcivescovo di Milano Settala, motivo della costruzione della Chiesa dedicata appunto ai Santi Aquilino e Carlo.

1699 – termine dei lavori
Viene terminata la costruzione dell’oratorio, adibito a struttura privata della casa di villeggiatura del signor Benzi. L’iscrizione sulla facciata indica il termine dei lavori di costruzione “SS Aquilino et Carlo dicatum 1699”.
 
Verrà costituita la commenda, cioè i redditi della Chiesa vengono concessi a un discendente della famiglia Benzi, ecclesiastico o laico, che prende il nome di abate commendatario. Questi affida l’amministrazione e il governo diretto dell’abbazia a un suo rappresentante, lasciandogli un’autonomia più o meno larga, secondo l’interesse, lo zelo, le occupazioni del commendatario.
 
Le rendite dell’Abbazia vengono divise in tre parti: una per il commendatario che intasca quasi tutto senza fare nulla, una per il sostentamento del Priore, e la terza per i pesi economici addossati all’Abbazia.

1702 – utilizzo della struttura
Terminato e benedetto l’oratorio dal Prevosto Galeazzo Settala, quotidianamente si celebrano due messe da parte dei Padri Cappuccini.

1715 – da uno istrumento notarile che elenca i beni dei Benzi,
Risulta che c’è la tela rappresentante la beata Vergine con il Bambino e li S.S. Carlo ed Aquilino con diversi angioli, ma questo quadro è rovinato dall’umidità.

1720 – visita pastorale Mons. Alessandro Litta, nobile milanese, è vescovo di Cremona dal 1697 al 23-9-1704.
L’oratorio dedicato ai SS. Aquilino e Carlo costruito da Cristoforo Benzi ha il tabernacolo per la custodia della reliquia del santo con grata e porticina in legno dorato. L’icona è attuale. È titolare della chiesa l’abate Paolo Canzio di Milano. La torre quadrata ha una campana.

1752 – Visita pastorale Mons. Ignazio Maria Fraganeschi, patrizio milanese nato nel 1711, eletto vescovo nel 1749, muore il 17/8/1791.
Cristoforo Benzi che ha fatto costruire questo oratorio a sue spese l’ha dotato di un pingue beneficio o abbazia, di patronato dei suoi eredi. C’è un altare con un tabernacolo che custodisce il sudario di S. Aquilino.
Questo oratorio ha per legato la celebrazione di due messe quotidiane di cui una detta da don Giovanni Blanchi e l’altra dai cappuccini. Altre messe vengono celebrate nei giorni fissati.

1812 – patronato intero bene
Documento che indica le famiglie Miconi, Cornaggia, Canzi patroni dell’oratorio di Sant’Aquilino. Dopo questi viene indicato il signor Marco Cassera, figlio del conte Pietro Antonio domiciliato in Milano, erede del defunto abate Ambrogio Maria Miconi.

1824 – parroco don Giovanni Zamboni, di anni 61
 
Si fa ricorso per ottenere la ripresa della celebrazione della messa nell’Oratorio di Sant'Aquilino.

1853 – visita pastorale Mons. Antonio Novasconi  8-9-10 settembre.
Di patronato Cassera residente a Milano

1878 – assegnazione beni intero bene
Vengono assegnati i beni mobili situati in Cassano, quindi anche la chiesa di Sant’Aquilino, al figlio della contessa Angiola Cassera vedova Somaglia Gianluca Cavazzi conte della Somaglia.

1885 – patronato intero bene
La famiglia Brambilla entra in possesso dell’attuale oratorio maschile, al tempo utilizzato come villa, e quindi anche il diritto di patronato sull’oratorio di Sant’Aquilino. In questo stesso anno viene restaurata la tela di S. Aquilino per la prima volta. È famiglia nobile con tanto di stella gentilizio con l’aquila come ancora si può vedere sulla facciata del villino "Matilde" in via Monte Grappa, larga ospitalità ai musicisti di primo piano nell’ottocento e primo novecento per via del librettista qui abitante (Luigi Illica), che aveva sposato la figlia del pretore dott. Gatti. Anche il drammaturgo, scrittore e librettista italiano Giuseppe Giacosa qui arrivava. Sembra che il libretto “Siberia” sia stato ispirato al compositore dal parco innevato e ricco di pini del bellissimo parco adiacente al palazzo signorile.
Villino Matilde - fotografia di Marino Nicola
1886 – proprietà intero bene
Grande polemica tra il signor Edoardo Brambilla perché pone sulla facciata dell’oratorio l’iscrizione “Oratorio Brambilla”. Intervengono don Telò, i fabbricieri e il vescovo Bonomelli facendo causa alla famiglia Brambilla che perde.

1926 - tutela intero bene
Primo documento della Sovrintendenza ai monumenti dal quale emerge che l’oratorio è di interesse storico-artistico, per cui tutto è sotto la legge delle opere di interesse artistico e storico.

1937 – committenza intero bene
Visita pastorale Cazzani che impone di effettuare importanti restauri della Chiesa.

1938 – rinuncia al patronato intero bene
Il signor Enrico Biffi, ultimo patrono, rinuncia al diritto di patronato, dopo aver visto i gravosi interventi di restauro che gli erano stati imposti.

1938 – ristrutturazione intero bene
In questo stesso anno si festeggia il IV centenario della nascita di San Carlo, e per questo, con monsignor Favalli, si avviano una serie di lavori di ristrutturazione, quali la riparazione del campanile, il restauro della pala d’altare, la rimessa in ordine dell’altare e aggiunta l’iscrizione sulla pala.
Durante i lavori relativi alla chiesa viene tolto il terrapieno addossato alla fiancata della chiesa, viene allargato il cancelletto, sistemata la rampa.
Il 27 gennaio gli eredi Biffi rinunciano al patronato sulla chiesa.

1948 – restauro altare maggiore
Restauro dell’altare maggiore.

1963 - 1964 – ristrutturazione intero bene
Con contributo di tre milioni di lire da parte della Amministrazione Provinciale, l’amministrazione parrocchiale provvede a una sistemazione radicale dell’Oratorio: revisione del campanile e delle vetrate, rifacimento del tetto, ridipintura generale interna, ripresa generale degli intonaci interni ed esterni, restauro della tela raffigurante Sant’Aquilino e Carlo, attribuita al Legnanino, per mezzo del restauratore Tua di Milano, demolizione della muraglia sull’ingresso e sostituzione di una cancellatina in ferro, piantagione di altee, restauro altare con rifacimento della mensa e paliotto, formazione impianto di illuminazione. Il progettista ed assistente ai lavori è il geometra Secchi Giovanni, il parroco don Carlo Valli.
Il 10 giugno 1964 arriva il Vescovo per l'inaugurazione.

1980 – ristrutturazioni
Rifacimento del tetto.
La famiglia Pizzocaro-Brambilla restituisce alla parrocchia il reliquiario settecentesco in argento di S. Aquilino e S. Carlo, si tratta della Sacra Camiscia.

1988 – ristrutturazione intero bene
Si documentano altre opere di manutenzione della chiesa: sistemazione torre campanaria, revisione intonaci esterni in facciata, ripristino del pilastro in mattoni in ingresso, sistemazione scossalina frontale ed avvallamento del tetto copertura.

1995 – furto nella chiesa
Si è sfondato il portale d’ingresso ed asportate quattro sedie e quattro candelieri!

1996 – gravi danni in seguito di un fulmine
Il temporale della sera del 16 giugno scarica sul campaniletto della chiesa un fulmine che procura gravi danni. Infatti, non solo la torre ha urgente necessità di restauro, ma anche il tetto sul quale sono finiti mattoni e cornicioni.

ad oggi anno 2023 – cambio di destinazione
Attualmente la chiesa è in carico alla Comunità di Religione Ortodossa Rumena dove celebrano i loro riti religiosi.

Compie tre secoli la chiesa dei Santi Aquilino e Carlo

Anche se l'anniversario, cronologicamente di tutto rispetto, sembra voler ostinatamente passare sottotono, senza alcuna celebrazione di carattere storico e artistico, si compie nel 1997 il trecentesimo compleanno dell'inizio dell'edificazione della chiesa cassanese di S. Aquilino.
La piccola chiesa che ha il solo torto di avere nel maggiormente conosciuto e studiato tempio dedicato a San Dionigi e alla Madonna del Miracolo del 1615 un più illustre dirimpettaio, è poco note ai Cassanesi, esclusa com'è la celebrazione liturgiche e quasi sempre chiusa. Eppure, in questo edificio sacro in parvenza di scarso interesse artistico, si cela un altro prezioso tassello del ricco mosaico di fede e cultura, rappresentato dell'architettura religiosa cassanese. La sua costruzione è legata al nome di Cristoforo Benzi magnifico rappresentante della borghesia ambrosiana dell'epoca, nonché illustre villeggiante in terra abduana.
Già proprietario del palazzo che attualmente ospita l'oratorio di via Vittorio Veneto, nel 1697 il ricco milanese supplicò il Vescovo Settala “per l'aumento dell'onore di Dio e del clero cassanese”, di poter erigere un oratorio dedicato ai SS. Aquilino e Carlo. Nel tempio, ubicato proprio nel giardino del suo spazioso palazzo - secondo una non infrequente tradizione dell'epoca che vedeva la costruzione di cappelle private nei terreni annessi alle residenze di nobili possidenti - doveva trovare giusta collocazione la reliquia della “santa camiscia” di S. Aquilino ricevuta dal Benzi nello stesso anno come ringraziamento per l'impegno speso nei festeggiamenti in onore del Santo. La reliquia singolare ricompensa di quel secolo dalla religiosità ufficiale e pomposa è oggi custodita in una teca settecentesca d'argento. Già nel 1799 i lavori erano conclusi e la piccola chiesa completata nella sua spoglia ma suggestiva struttura.
S. Aquilino è un tipico esempio di architettura lombarda del tardo Seicento, con un'elegante facciata a lesene timpano e mosso portale ed una pianta strutturata da un'aula centrale con presbiterio sovrastata da cupola. Il rude pavimento in cotto conferisce all'ambiente un'aura di vetusto rispetto.
Nel suo interno, singolarmente spoglio di affreschi, ma riccamente illuminato, trova collocazione una grande tela posta sopra l'altare maggiore raffigurante i santi titolari Aquilino e Carlo in contemplazione della Santa Vergine del Bambino. Un turbinio di angeli, secondo l'iconografia dell'epoca, contorna la rappresentazione. L'opera è sicuramente di scuola settecentesca ma sembra poco verosimile, come sostenuto da alcuni, la sua attribuzione alla mano del Legnanino, il celebre pittore di impronta veneziana che, a cavallo tra il XVII e XVIII secolo lasciò in diverse località lombarde tele di grande impatto visivo. Per le sue cattive condizioni il quadro è stato a restauro nel 1965.
La rigorosa povertà delle pareti interne, libere da decorazioni, è interrotta dagli stucchi di tardivo impianto seicentesco che ordinano delicatamente il contorno delle luminose finestre.
Un sommerso richiamo e classicismo che configura tuttavia l'introduzione a nuovi moduli stilistici. Alcuni inginocchiatoi lignei di robusta fattura e discreto stato di conservazione, costituiscono gli unici elementi di arredamento dell'edificio sacro.
Scarsamente segnalata ad opportune indicazioni stradali, la chiesa di S. Aquilino, certamente meriterebbe maggior considerazione dai turisti che giungono in cerca di cose belle in territorio cassanese.
                                                                                                                                                                          ing. Marco Galbusera.
              
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