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In copertina il quadro del pittore Ernesto Doneda partigiano della "Valtoce", donato alla sede del Raggruppamento Divisione Partigiani "Alfredo Di Dio" di Busto Arsizio.

 

Dipinto: Olio su tela cm. 100X120

Titolo: La vita per l'Italia

 

 

Ricordando

I 13 fucilieri di Lovere

i 12 caduti di Megolo

i 7 fucilati di Ornovasso

i 42 fucilati di Fondotoce

Tutti i Partigiani Caduti

nel Verbano-Cusio-Ossola

 

e ringraziando

tutti quelli, noti e sconosciuti che mi hanno aiutato.

 

Cesare Bettini

 

 

Prefazione

Perché mi sono deciso, dopo cinquant’anni, a scrivere queste note? Non certo per sollecitare elogi che non ho mai cercato; anche quelli che, da me non richiesti, mi furono tributati, erano superiori ai miei meriti. La rievocazione di questi anni tragici della mia giovinezza vuole essere invece testimonianza delle mie profonde convinzioni che allora mi spinsero all'azione e tuttora considero valide per la condotta civile.

Era giusto ribellarsi alla prepotenza dell' ex alleato che aveva occupato militarmente la nostra Patria, facendone terra bruciata per la resistenza contro le forze anglo americane. Inoltre, con tutti i rischi che si prevedevano e che furono in realtà anche maggiori delle più pessimistiche previsioni, dovevamo dimostrare la nostra solidarietà ai 600.000 soldati italiani fatti prigionieri e deportati nei campi di concentramento tedeschi.

Ma la nostra azione militare, proprio perché ispirata da un ideale di giustizia, doveva essere condotta senza odio contro nessuno e con l’ impegno di contenere al minimo i danni alle persone ed alle cose.

La regola del nostro comportamento doveva essere quindi quella della coscienza che non deve mai ammettere la giustificazione: "Siamo soldati; le nostre azioni sono esecuzione di ordini ricevuti."

In questo vasto movimento di resistenza armata contro l'esercito oppressore, la partecipazione dei cattolici è stata più larga di quello che si è voluto far credere e spesso fu determinante.

La Resistenza, per chi vi ha partecipato con onesti comportamenti e per nobili finalità, non fu soltanto una successione di fatti d'arme; essa fu soprattutto un grande movimento di amore e di solidarietà umana, quale non si era vista mai nella nostra storia. Ne è prova l'innumerevole successione di cattolici o comunisti, socialisti o liberali, credenti o laicisti che arrischiarono e talvolta subirono la prigione, la deportazione, la tortura, la fucilazione per salvare la vita di altri uomini, magari del tutto sconosciuti.

Ad aggravare la tragedia nazionale di quel triste periodo (settembre 1943-aprile 1945), la resistenza armata alla occupazione militare tedesca si scontrò dolorosamente con la decisione di coloro che si schierarono con la Repubblica fascista di Salò.

Posso assicurare che la formazione fondata da Alfredo Di Dio si ispirò sempre al motto: "La vita per l'Italia" e che pertanto non dovevamo nutrire sentimenti di odio nemmeno per gli avversari politici. Di fronte a certe proposte inaccettabili così facilmente ripetute in questi tempi, penso con profonda commozione al fatto che la famiglia Di Dio era oriunda della Sicilia. Per questo, quando dalla Val d'Ossola tornai a casa fui lieto di constatare che a Cassano, nonostante la recentissima fucilazione per rappresaglia di quattro innocenti, nessuna vittima insanguinò la gioia della Liberazione.

Resta immutata la mia convinzione di allora che gli uomini della Resistenza, nello scontro dei due opposti schieramenti, scelsero il bene della Patria.

L'autore

 

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