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(da: Memorie di un partigiano di Cesare Bettini) da "I Quaderni del Portavoce n. 28"

 

Col capitano Beltrami

Il capitano Filippo Beltrami,(1) sfuggito anche lui alla cattura dei tedeschi dopo l’8 settembre, si era portato sui monti di Quarna dove aveva una villa: intorno a lui si erano quasi immediatamente raccolti altri soldati sbandati alla data dell’armistizio e dell’occupazione tedesca e aveva organizzato un folto gruppo di partigiani che avevano subito operato in diverse azioni contro i tedeschi e fascisti, ricuperando parecchie armi.

 

Coraggiosissimo, integerrimo, dall'atteggiamento signorile, ma molto cordiale, amatissimo dai suoi partigiani era già diventato un mito quando io lo raggiunsi il 29 dicembre 1943. Il suo gruppo si ingrossava continuamente e proprio in quei giorni si era spostato da Quarna in Valstrona dove si era unito al gruppo di "Massiola"  comandato dai fratelli Alfredo(2) e Antonio Di Dio,(3)  ufficiali effettivi dell'esercito  che si erano ribellati ai tedeschi.

Il capitano Beltrami, informato già della mia precedente attività partigiana, mi aspettava e mi accolse con entusiasmo, affidandomi al Cap. Enrico Massara(4) e incaricandomi di comandare il plotone mitraglieri alla Piana di Forno sotto Campello. Feci un ordine del giorno che il Cap. Beltrami non solo approvò, ma elogiò vivamente e l'indomani raggiunsi il mio gruppo che già si trovava sul posto.

Il comando era in una bella casa, rifornita di ogni bene e abitata solo da una vecchia tedesca. Entrato nella casa vi trovai tre partigiani che stavano mangiando un panino al prosciutto. Sul tavolo della sala c'era un mucchio di gioielli: braccialetti, anelli, collane che avevano razziato senza che la povera vecchia potesse opporsi, allora feci restituire il malloppo alla povera vecchietta che stava recitando l'esercizio della buona morte (uno dei partigiani l'aveva minacciata). Io la tranquillizzai dicendole che fino a quando ci fossi stato io nessuno le avrebbe torto un capello e man mano che passavano i giorni la poveretta diventava sempre più serena sentendosi sicura e protetta.

Verso la metà di gennaio Moscatelli,5) che si trovava in Valsesia e cioè ad ovest della Valstrona, subì un primo rastrellamento e il Cap. Beltrami mandò in suo aiuto diverse squadre, una delle quali 

 

// Capitano F. Beltrami

 

agli ordini di Albino Calletti,(6) il futuro Cap. Bruno. In quei giorni arrivò anche il Cap. Alberto Li Gobbi(7) detto il Capitano Mascherato, futuro comandante del settore sud della Nato.

A metà gennaio ci fu l'occupazione di Omegna ed io, col mio plotone mitraglieri, fui mandato a Crusinallo per fermare eventuali forze fasciste o tedesche che avessero voluto attaccare Omegna giungendo da Gravellona Toce. L'entusiasmo della gente era enorme ed era la dimostrazione che la popolazione, nella quasi totalità, non voleva saperne né di fascisti né di tedeschi. L'occupazione di Omegna era però solo a carattere dimostrativo così che la sera ci ritirammo tutti in Valstrona.

 

Un cartello di allarme per le truppe tedesche

(Attenzione! Zona partigiana! Misure di sicurezza)

 

 1) Filippo Maria Beltrami - Architetto milanese, di famiglia borghese, nipote del famoso Luca Beltrami. Classe 1908 - nel 1943 viene richiamato alle armi e dopo l'8 settembre riesce a sfuggire alla cattura dei tedeschi e si porta sui monti sopra Omegna dove è molto conosciuto e dove i suoi hanno una villa. Ben presto si riuniscono intorno a lui ex militari ed antifascisti e forma una Banda Partigiana che compie numerosissime azioni nella zona del Cusio. Il suo gruppo si ingrossa al punto che non è più possibile restare in Valstrona, per cui dispone la dispersione provvisoria dei vari gruppi nell'Ossola e lo sfoltimento degli uomini. A Megolo sostiene una durissima battaglia contro preponderanti forze tedesche e vi trova la morte con altri 11 partigiani. È medaglia d'oro al V.m.

2) Alfredo Di Dio - Nato a Palermo vive a Cremona dove il padre, Brigadiere di P.s. si è trasferito. Dopo gli studi liceali entra all'Accademia militare di Modena. Ufficiale in servizio S.P.E. nel maggio 1943 è tenente e comanda una compagnia di carristi alla testa dei quali muove contro i tedeschi.

Si porta poi in Valstrona dove lo raggiunge il fratello Antonio e dove fonda la 1.a compagnia partigiana che si fonde poi con quella del Cap. Beltrami.

Viene catturato a Milano dove si è recato per conferire col C.l.n. Dopo qualche mese viene liberato e riprende la lotta raggiungendo in Valstrona i Ten. Bettini e Rutto.

Si sposta quasi subito ad Ornavasso col Ten. Bettini e fonda la Valtoce che sarà la più forte divisione partigiana per la liberazione e la difesa dell'Ossola. Cattolico convinto e praticante, di una lealtà cristallina dà ai suoi partigiani il motto "La vita per l'Italia". E fedele a questo motto verrà ucciso in battaglia a Finero il 12.10.1944. Medaglia d'oro al V.m.

3) Antonio Di Dio - Nato a Palermo, vive e compie gli studi a Cremona dove il padre, Brigadiere di P.s. è stato trasferito. Cattolico convinto e praticante diventa S. Ten. in S.p.e. Dopo l'8 settembre 1943 riesce a sfuggire alla cattura dei tedeschi e raggiunge il fratello Alfredo in Valstrona (No) che è a capo di un primo gruppo di Partigiani, la compagnia "Massiola".

4) Massara Enrico - Di Novara. S. Ten. di complemento fu tra i primi partigiani del gruppo Beltrami in Valstrona e tra gli iniziatori della Valtoce, comandante di Piazza nella Repubblica dell'Ossola. È presidente dell'Istituto Storico della Resistenza di Novara e autore di molte pubblicazioni sulla Resistenza.

5) Moscatelli Vincenzo - Di Novara. Classe 1908. Comunista dal 1925.

Nel 1927 espatria a Mosca e nel 1930 a Parigi. Nel 1931 torna in Italia dove per la sua attività politica viene condannato a 16 anni, ma l'anno dopo, a seguito di un'amnistia, viene liberato. L'8 settembre 1943 inizia la lotta armata col nome di Cino e diviene il commissario delle formazioni garibaldine della Valsesia. È il leggendario capo partigiano che entra in Milano alla testa dei fazzoletti rossi.

6) Calletti Albino - Comunista dal 1931, di buona preparazione politica, fu valoroso partigiano partecipando a numerose azioni e divenne il Capitano Bruno, uno dei comandanti più seguiti.

7) Li Gobbi Alberto - Di Bologna. Classe 1914. È ufficiale in S.p.e. Ha combattuto sul fronte francese, in Albania e in Russia. Dopo l'8 settembre 1943 viene catturato dai tedeschi; riesce a fuggire e raggiunge gli alleati a Salerno.

Dopo un breve corso in Africa viene paracadutato nel nord Italia dove raggiunge il Cap. Beltrami. È detto il Capitano Mascherato perché circola sempre con una sciarpa sul viso.

Catturato a Genova, è incarcerato e condannato a morte, ma riesce a fuggire e ad attraversare il fronte e combatte col gruppo "Friuli" sulla linea gotica.

Ha due medaglie d'argento e una d'oro. Ha comandato le forze Nato del Sud Europa.

 

 

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