Trento Longaretti

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CAPITOLO I
PER UNA BIOGRAFIA
1.1. Le origini e gli anni milanesi

Trento Longaretti nasce nelle pianure della Bassa Bergamasca, precisamente a Treviglio, il 27 settembre 1916. La famiglia del padre Alessandro originariamente si occupava della fabbricazione d’armi finché l’arrivo degli austriaci durante il regno Lombardo Veneto, ne vietò la produzione. Da questo momento il padre diventa maniscalco mentre sua madre Maria è maestra. Il nome di Trento è caratterizzante della sua grande famiglia tradizionalmente biblica e patriottica, basti pensare che aveva 13 fratelli e una delle sue sorelle si chiamava Trieste. La sua innata abilità nel disegno si manifesta sin dalle scuole elementari quando su richiesta della maestra compie veloci ritratti del re e del duce.1
Il percorso del pittore non è mai ostacolato dai suoi genitori, tant’è che prende la via dell’arte: finiti gli studi preliminari frequenta il Liceo Artistico di Brera a Milano. Successivamente al diploma liceale,  si  iscrive  alla  Facoltà  di  Architettura  del  Politecnico  e  all’Accademia  di  Brera.  Opta per quest’ultima e nella grande metropoli ha la fortuna di essere allievo di Aldo Carpi. Si tratta di un sensibile professore di disegno dalle qualità concordemente riconosciute, tra i due si instaura un solido rapporto di ammirazione reciproca. Quello della scuola di Aldo Carpi è un clima di pura libertà creativa.  E’  qui  che  Longaretti  sviluppa quel suo tipico linguaggio intimista concentrando tutta la poesia nei volti; secondo Ennio Morlotti, pittore lecchese, si tratta di «disegni straordinariamente commossi e personali». Longaretti possiede un estro sentimentale tutto suo ma allo stesso tempo, in questi anni non è inerte al linguaggio delle correnti di fine Ottocento, al Manifesto dell’astrattismo e nemmeno alla prima mostra di arte astratta tenutasi nel 1934 presso la Galleria del Milione. L’astrattismo  non  sarà  la  sua  strada  ma  è  palpabile  l’influenza, manifestata specialmente dalla presenza del Kn2 in
Natura morta con candela del 1940. Trento possiede un temperamento pacato, è un personaggio timido e estremamente profondo al tempo stesso. La sua malinconia  si  esprime  precocemente  nel  suo  dolce  tratto  pittorico  tant’è  che  a  Brera  viene considerato un ragazzo prodigio ed i giudizi su di lui sono subito lusinghieri. Longaretti prosegue la stagione milanese prendendo in affitto una vecchia soffitta-studio in pieno stile bohémienne. Il suo talento viene riconosciuto persino da Carlo Carrà che il 26 febbraio 1935 commenta il bassorilievo Il martire giovinetto parlando di «ottime disposizioni alla scultura», difatti Trento mostra talento nonostante si cimenterà rare volte nella scultura. Nel 1936 partecipa ai “Littorali dell’arte” e a mostre collettive a Bergamo, Milano e Genova. Il pittore Ernesto Treccani nel 1938 fonda il giornale «Vita giovanile » che poi diventa «Corrente». Il comun denominatore degli artisti di Corrente è la pittura espressionista, lirica e spesso drammatica. Longaretti partecipa a questo fervore creativo assimilando le esperienze dei protagonisti del giornale quali Guttuso, Vedova, Morlotti, Birolli e Sassu. Si tratta di pittori ispirati dai grandi maestri espressionisti come Van Gogh, Gauguin, Picasso, Matisse. Nonostante l’impianto espressionista, Longaretti non arriva mai a comporre un disegno frenetico ma mantiene sempre una composizione ancorata al classicismo, composta e introversa ben visibile in Natura morta di Pasqua del 1938. Arrivano ben presto importanti riconoscimenti: Longaretti vince il Premio Mylius e il Premio Stanga nel 1939. Sono anche anni di spensieratezza giovanile: il pittore intraprende  due  indimenticabili  viaggi  in  bicicletta  in  compagnia  dell’amico  Gianluigi  Uboldi3, durante il primo si recano a Firenze, Roma, Pescara, nel secondo completano il giro della Sicilia.

 
1.2. La guerra e la strada dell’insegnamento

La vivacità e crescita di questi anni viene bruscamente interrotta dalla guerra in Sicilia, e in Albania. In Sicilia Trento viene inizialmente indirizzato al Reggimento Genio Ferrovieri4 ma poco tempo dopo entra a far parte del gruppo degli artisti di guerra5. La guerra in Albania del 1943 lascia un forte segno  nell’artista  poiché  documenta  i  campi di battaglia con varie tele come Kukès, La Forca e Kossovo. La  guerra  genera  nell’arte  di  Trento  una  repulsione  verso  ogni  forma  di  violenza, nonostante il compito datogli di esaltare artisticamente il campo di battaglia. Gli orrori bellici non permettono a Trento di ripresentarsi dopo l’armistizio dell’8 settembre del 43. Alcuni commilitoni si rifugiano in Svizzera in territorio neutrale, altri si uniscono alla lotta partigiana ed altri ancora rimangono fedeli al regime fascista. Trento prende la via del rimpatrio; dapprima scappa da disertore a Ivrea, dopodiché fa tappa a casa sua a Treviglio. Nel paese accanto, a Caravaggio, svolge incarichi utili  all’industria  bellica  presso  un’azienda  probabilmente  produttrice  di  paracaduti. Dopo questo impiego attende la fine del Secondo Conflitto Mondiale rifugiandosi sulle montagne bergamasche, precisamente in Val Piana: luogo familiare e di villeggiatura della sua gioventù. Dalla triste esperienza della guerra, Longaretti maturerà nella sua arte un messaggio di pace non indifferente. E’ in opere come Villaggio incendiato – Kukes che si scorge la drammatica violenza che il cuore sensibile di Longaretti non riesce a sopportare.
 
Nel 1945 inizia ad impartire lezioni di pittura pensando di poter vivere di questo ma la mancanza di denaro lo porta ad un impiego secondario, ovvero l’insegnamento. Si sposa nello stesso anno con Elsa Ferrari, sua allieva di pittura presso dei corsi serali e trevigliese come lui. Un anno dopo nasce la figlia Serena e due anni dopo il figlio Franco. Le prime esperienze in questo nuovo ambito lavorativo  riguardano  in  particolare  l’insegnamento nella sua città, Treviglio. Nel 1946 insegna all’istituto Facchetti, all’istituto Agrario e alla scuola di Avviamento Industriale presso Caravaggio, dove  continuerà  ad  insegnare  anche  l’anno  successivo.  Il 1947 è la volta di Lodi presso  l’istituto magistrale Secco Suardo dove  insegna  disegno  e  storia  dell’arte. Nel 1953 Longaretti inizia a svolgere un impegno più alto e di maggiore responsabilità: dirigere una delle più prestigiose accademie  d’Italia,  l’Accademia  Carrara  di  Bergamo. Il consiglio per la direzione presieduto da Arturo Tosi6, lo sceglie tra altri ventisei candidati succedendo al pittore Achille Funi7. È anche Conservatore delle Gallerie e ciò gli consente di partecipare al progetto di riallestimento delle sale espositive  dell’Accademia, curato da Fernanda Wittgens8 e Franco Russoli9 con la supervisione di Gian Alberto dell’Acqua10.
Nel 54 si trasferisce definitivamente a Bergamo e nasce la figlia Maddalena. Per venticinque anni tiene la cattedra di direttore e professore di pittura in Accademia. Il clima è stimolante, si respira libertà e si insegna incondizionatamente al regime fascista. Il Maestro inoltre estende le tecniche di studio pittoriche introducendo il mosaico, la vetrata e la cromatologia11. Instaura sempre un solido rapporto con gli allievi svolgendo attività didattiche virtuose e stimolanti quali la pittura en plein air e  viaggi  d’istruzione  ad  Atene  (1963-1964) e Londra (1967-1968). Svolge inoltre una serie di incarichi  in  Accademia  che  mantiene  con  grande  disponibilità  anche  una  volta  lasciato  l’incarico spontaneamente nel 1978.

1.3.  Il successo internazionale

Trento inizia ad esporre già sul finire degli anni Trenta a mostre collettive e ai “Littorali dell’arte” 12. Partecipa nel 1942, 1948, 1950 e 1956 alla Biennale di Venezia; nel 1943 esordisce con la sua prima mostra  personale  presso  la  “Galleria  La  Rotonda”  di  Bergamo. Longaretti riesce a coniugare costantemente l’insegnamento alla libera professione; nel 1963 espone le sue opere a Zurigo presso la Galerie Laubli, nel 1966 a Londra e Ottawa in Canada e tra il 1968-1969 a New York e Buenos Aires. Realizza  importanti  opere  d’arte  per  la  Collezione  di  Arte  Religiosa  Contemporanea  per  il Vaticano. Negli  anni  ’70  espone  presso  molte  gallerie  all’estero  come la Galèrie Bernheim-Jeune (1973) a Parigi, a Stoccolma, Basilea, Monaco e Gotebớrg (1976-77), successivamente in Canada tra  Hamilton e Toronto e a Zurigo. Di particolare rilevanza di questi anni sono le due mostre dedicate interamente al tema delle “Madri” al Palazzo della Regione di Bergamo e al palazzo dei Diamanti di Ferrara.  Nel 1980 l’attività prosegue vivacemente ed espone a Milano per una mostra antologica presso la Società per le Belle Arti Esposizione Permanente, a Rotterdam presso la Volsk Universiteit e in molte altre città italiane. Entrando in contatto con Paolo VI, testimonia il rapporto col Pontefice e gli artisti milanesi conosciuti in gioventù in occasione di una seduta solenne dell’Unesco tenutasi a Parigi il 27 gennaio 1988.  
Nel 1995 Trento festeggia i 50 anni di matrimonio e dopo quattro anni la moglie Elsa muore; per alcuni anni la sua produzione artistica diventa più frenetica. Oltre la residenza a Bergamo, risiede spesso nella sua casa-studio di Corniglia, in Liguria, e qui ha modo di produrre dinamicamente nuove opere. Nel 1999 tiene una mostra antologica a Mantova e nello stesso anno, presso il Palazzo delle Nazioni Unite, sotto l’egida dell’ONU, gli  viene dedicata la mostra intitolata “Longaretti, la poesia e la speranza”. Appartenente al primo millennio è rilevante l’esposizione al museo ebraico di Venezia dedicata alle sue tele riferite al mondo giudaico. A 90 anni dipinge ancora, realizzando nuovi progetti come la mostra presso il Museo Parisi-Valle di Maccagno e alla Fondazione Mazzotta di Milano. Nel 2016 festeggia i suoi 100 anni con una mostra antologica allo spazio Oberdan di Milano, una mostra sui suoi disegni presso la GAMeC di Bergamo e sempre qui un’esposizione di opere a olio al museo Bernareggi.  
Il 7 giugno 2017 a quasi 101 anni Trento muore  nella  sua  Bergamo  presso  l’Hospice  dove  era ricoverato per complicazioni dovute all’età.  Ad oggi si contano un totale di 6600 opere documentate, si tratta di un corpus estesissimo. Inoltre durante tutta la sua vita, Longaretti amava collezionare per proprio diletto importanti opere d’arte. Tra gli artisti presenti nella collezione trovano posto Chagall, Pellizza da Volpedo, Carpi, Morlotti, Sironi e molti altri. Di opere collezionate se ne contano 480. Ad occuparsi della catalogazione e della divulgazione della carriera artistica del pittore è l’Associazione Trento Longaretti, fondata nel 2006.
 
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1 Silvana Milesi, Artisti bergamaschi. Longaretti, Corponove editrice, Clusone 1985, p. 14
2 Kn è il saggio di Carlo Belli che Kandinsky aveva definito “il vangelo dell’arte astratta”.
3 Gianluigi Uboldi (1915-2005) è stato xilografo e acquafortista. I disegni che i due compagni d’accademia compongono in questi viaggi sono presenti in In viaggio con l’Uboldi parole e disegni di due amici del 2007.
4 Il Reggimento genio ferrovieri è un reparto dell’esercito italiano; durante la seconda guerra mondiale assolveva compiti di ripristino, mantenimento e potenziamento delle tratte ferroviarie italiane.  
5 Gli artisti di guerra sono un gruppo prescelto di soldati abilitati con la loro arte a documentare ed esaltare il campo di battaglia, in funzione del regime, tramite foto, video e nel caso di Longaretti, disegni.
6 Arturo Tosi (1871-1956) è stato pittore e architetto formatosi a Brera come Longaretti, si accosta all’Impressionismo e al Naturalismo lombardo, entra a far parte del gruppo di Novecento anche se la sua poetica si soffermerà principalmente sui paesaggi di stampo Cézanniano.
 
7 Funi  divenne  direttore  della  Carrara  nell’immediato  dopoguerra, fu tra gli iniziatori del movimento artistico del Novecento nel 1922 a Milano. Conobbe Longaretti sul finire degli anni Trenta.
8 Critica e storica d’arte, docente italiana e museologa; fu la prima donna direttrice della Pinacoteca di Brera.
9 Museologo, critico d’arte e partigiano.  
10 Uno dei protagonisti del patrimonio artistico lombardo a seguito del secondo conflitto mondiale; recupera importanti capolavori appartenenti alla Pinacoteca di Brera e collabora con Fernanda Wittgens.  
11 Studio dei colori in relazione al loro significato psicologico  e  all’effetto  di  questi  sullo  spirito  e  sulla  mente  della persona.  
12 Concorsi nazionali istituiti dal regime fascista e imposti alla popolazione dal 1932 al 1940 a cui potevano partecipare Gruppi Universitari Fascisti.


1. “Io, per naturale temperamento, sono lontano dalla pittura astratta, ideale, sebbene molte volte assai profonda. Preferisco tuffarmi nello studio dell’anima e del pensiero dell’uomo, rappresentarne i sentimenti, specialmente le naturali e inevitabili paure dolorose. Dipingere l’umanità, l’umanità fatta di stracci e di miseria, l’umanità più umile e dimenticata, farne sorgere la sofferenza a poema di bellezza e di verità.”
 Pagina di diario, 21-22 gennaio 1957, Bergamo, Associazione Trento Longaretti
2.“Ma come dipingere soldati, fucili, cannoni? Io non dipingerò falsamente la guerra, esaltandola, ma con verità   disprezzandola.” Pagina agenda 3 aprile 1943, Bergamo, Associazione Trento Longaretti
3. Natura morta con candela Kn, 1940, olio su tela, 50x34 cm,  Bergamo, Associazione Trento Longaretti
4. Natura morta di Pasqua, 1938, olio su tela, 54x38 cm, Bergamo, Associazione Trento Longaretti
5.Villaggio incendiato – Kukes (Kossovo), 1943, china e acquarello su carta, 210x270mm, Bergamo Associazione Trento Longaretti
6.Soldato del Genio Ferrovieri, 1942,  china e acquarello ,  su carta, 250x220 mm, Longaretti Bergamo, Associazione Trento Longaretti
da pag. 4 a pag. 11
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