Trento Longaretti

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CAPITOLO II
LA PITTURA, L’IMPEGNO SOCIALE E CULTURALE
2.1.  Humana Pictura

Il percorso artistico di Longaretti vede già dalle prime opere ad olio, un’attenzione specifica verso la natura umana impregnata di valori religiosi, materni, puri, liberi da ogni ideologia artificiale. L’esperienza milanese segna un evidente avvicinamento alle correnti artistiche di fine Ottocento e all’astrattismo  ma  è  interessante notare come negli anni questo pittore abbia saputo creare un linguaggio tutto suo, che non vuole imitare nessun precedente ma solo dare vita all’atto pittorico che si rivela essere poesia su tela.  
Longaretti nel 2014 dà un nome, un distintivo alla sua pittura, in occasione di una sua esposizione durante la quale affermò: «Interpellai il mio parroco, al quale domandai come rendere in latino l’espressione  “pittura  sull’uomo”.  Mi  fu  suggerito  “Humana  pictura” 13».  La sua dialettica difatti riguarda una pittura di figura, essenzialmente concentrata sull’uomo e sulle sue vicende sentimentali. L’humana pictura è un’aperta adesione alla vita e alle sue manifestazioni nel quotidiano14. È questa la radice della sua ispirazione pittorica dalla quale si ramificano varie tematiche quali i viandanti, le madri, i soggetti del mondo ebraico e così via. Certamente non è una pittura che si concentra esclusivamente sul tema della persona ma si può ravvisare in ogni sua opera un contatto certo con la dimensione  umana.  Prendendo  d’esempio  le  opere  sulla  guerra,  nonostante  descrivano  paesaggi  è chiaro l’intento nel far vedere l’uomo come artefice di tutta quella violenza, o nelle nature morte, dove la scelta dei colori non è casuale e non dettata dalle leggi naturali ma ancora una volta dall’occhio umano.  
È con questa premessa che Longaretti sviluppa i temi a lui più cari: la famiglia e la maternità esaltate pateticamente e la continuità eterna dei cicli generazionali15 ovvero la compresenza di anziani e fanciulletti come accade in il grande vecchio e il bambino del 1973-74. Le figure si stagliano come corpi allungati sulla tela tra libere sinfonie cromatiche unitarie16 in un’ambientazione tendente al favolesco ma vincolata alla realtà e a una fede profondamente spontanea e umanitaria, intinta di simboli religiosi quali la luna e il sole, spesso onnipresenti nelle sue tele.  

2.2.  I temi

L’affezione verso l’humana pictura è nota fin dalle prime opere di Trento e continuerà per tutta la vita. Si ravvisa un cambio di soggetti nel caso della serie dei paesaggi bruciati e delle nature morte. Tramite le nature morte Longaretti si espresse molto liberamente: gli oggetti spesso simbolici a lui cari, come la Menorah17 presente in Natura morta ebraica con lisca di pesce del 2001, sono accostati a sedie e tavoli in modo distintivo, i colori sono spesso irreali e impattanti come nel caso della Seggiola rossa e conchiglia del 1970. In quest’ultima l’aspetto onirico è alimentato dall’assenza di precisi contesti ambientali18. I colori delle sue nature morte sono densi e molto saturati; Longaretti è in grado di lavorare per contrasti accennando il secessionismo viennese19. La vitalità della pennellata ricorda quella morlottiana e in termini generali, quella lombarda. D’altronde rimane vicino a questa pittura essendo maturato in un contesto prettamente lombardo-milanese.  
Gli autoritratti sono un genere poco praticato da Longaretti ma altrettanto suggestivi poiché sono stati prodotti  sin  dagli  anni  trenta.  Si  vede  perciò  l’evoluzione  di  una  continua  introspezione dell’artista. Il primo si intitola autoritratto giovanile ed è risalente al 1931: Trento è giovane, il suo sguardo sembra quello di un adolescente insicuro ma allo stesso tempo incuriosito dalla vita. Contrariamente l’artista e il suo mondo del 1984 mostra un Longaretti maturo, un pittore affermato, come si evince dal titolo, circondato dai suoi classici simboli (un viandante, un organetto, una luna e una madre).
I soggetti  che  si  presentano  maggiormente  nell’arte di Longaretti sono i viandanti, i cosiddetti “poveri diavoli” in quanto sono gli ultimi, i diseredati, i dispersi. È questa la tematica più patetica verso la quale Longaretti non può che provare compassione e vicinanza. La felicità è ben lontano da questi soggetti che sembrano perduti nel loro incessante vagare. Maternità e organetto del 1952 è un esempio di pittura a olio che rivela due grandi temi longarettiani: la maternità e il vagabondismo. La madre è china con in braccio il figlio seduta su un organetto trainante, sembra assopita, come dopo una giornata di viaggio estenuante e ormai diretta verso una nuova meta insieme a suo figlio che tiene stretto tra le braccia. Il dipinto sembra segnare un momento di passaggio in questo caso, non di perduta speranza, dovuto dalla presenza di una luce rischiarata da un sole tiepido che promette in minima parte qualcosa di buono.  
Gli ultimi per eccellenza che sono stati visti come tali nella storia della Seconda Guerra Mondiale, sono gli ebrei: Longaretti dedica moltissime tele a questo popolo da sempre confinato, costretto a pellegrinaggi da una terra a un’altra. Gli ebrei sono i soggetti che esprimono meglio la malinconia del pittore verso gli ultimi. Tramite queste tele il Maestro offre grande solidarietà a questo popolo, si tratta di una scelta determinante, una strada che hanno saputo prendere pochi artisti. Non solo Longaretti parla di soggetti ebraici ma affida a parecchie tele vari oggetti di questo mondo come Menorah e violini20. In vecchio ebreo del 1962 i colori spenti e  lo  sguardo  dell’uomo  rendono drammaticamente  cupa  l’atmosfera.  Il  soggetto rimane da sempre caro a Longaretti, tanto da riproporlo anche in uno dei suoi disegni più recenti: Juif - Ritratto di ebreo del 2015.

 
2.3.  Opere cassanesi e trevigliesi

Longaretti è conoscitore delle tecniche dell’affresco, del mosaico, del graffito e della vetrata. Porta questa abilità per la realizzazione di opere pubbliche non solo in Italia ma anche all’estero. Tra le sue attività più significative fuori confine vi sono il decoro del Memoriale San Paolo a Damasco in Siria, le  vetrate  dell’abbazia  Le  Bouveret  a  Losanna  in Svizzera e il ciclo di mosaici e affreschi per la Chiesa  di  Sant’Andrea  a  Calgary  in Canada. Il lavoro di Longaretti si situa con la sua scelta di tecniche ancora in un mondo classico dell’arte, fatto di chiese e committenti. Per quanto le tonalità dei colori, le figure e l’atmosfera siano appartenenti ad un mondo contemporaneo, il modus operandi è quello di un pittore presente localmente e non, che riceve molte commissioni per abbellire chiese, santuari, specialmente di Treviglio, e molte altre opere pubbliche. Per comporre i mosaici il bozzetto a colori viene proposto al committente, in caso di esito positivo, con il cartone o di uso più recente, con degli ingrandimenti fotografici, viene rifinito a colori. Il mosaicista dopodiché su indicazioni di Longaretti andava a posizionare le tessere musive per poi rilegarle a muro con malta e cemento.  
I mosaici e le vetrate dai colori armonici vengono riproposte in numerose chiese di Treviglio, la sua città di nascita. Un mosaico di particolare bellezza si trova presso la Chiesa di San Francesco: viene realizzato nel 2005 e raffigura il Battesimo di Cristo. San Giovanni Battista battezza Gesù nelle acque del fiume Giordano, sullo sfondo le palme. Nella parte superiore il mosaico segue un andamento curvilineo che forma un piccolo soffitto stellato. Il mosaicista Italo Peresson 21 , particolarmente vicino al Maestro per sensibilità artistica, lo affianca in questa e molte altre commissioni lombarde. Anche il Santuario della Madonna delle Lacrime 22 ospita una delle più prestigiose commissioni del pittore. Il santuario dedicato nel 1522, vede degli ampliamenti realizzati ad inizio secolo scorso, tra cui la cripta costituita da un piccolo vano a tre navate, con volte a vela sorrette da esili colonnine. La decorazione è di Trento e risalente al 1957. Realizza le vetrate e, a seguire,  i  mosaici  absidali  in  stile  veneziano.  Tessere  d’oro  rosso,  giallo  e  bianco,  compongono figure di angeli adoranti.
 
Spostando la visuale su Cassano  d’Adda, qui viene realizzato un mosaico presso la cappella cimiteriale della famiglia Laboni, commissionato dall’Ingegner Roberto Laboni23. Il mosaico venne introdotto dopo il dipinto su tela che fu rimosso e sostituito, data l’usura  della pittura esposta all’interno  della  cappella  con  finestre  senza  vetri. La tela fu quindi trasferita nella chiesa d’architettura contemporanea di Cristo Risorto nel 1972. Il dipinto ripercorre l’analogo soggetto del mosaico ovvero una Deposizione di Cristo. Sia la tela che il mosaico sono di notevoli dimensioni. Cristo è fatto calare dalla croce tramite due fasci bianchi da Giuseppe di Arimatea e Nicodemo, sono presenti inoltre San Giovanni Evangelista e Maria Maddalena. Si tratta di una composizione semplice, di comunicazione immediata come è solito comporre Longaretti. La cromia disposta sapientemente sui toni del blu delle tessere musive è simile al Battesimo di Cristo della chiesa di San Francesco, difatti si tratta dello stesso mosaicista: Peresson.  
Un altro manufatto cassanese è  custodito  all’interno  dell’ospedale  Zappatoni. L’edificio  nasce nel 1821 su volere del gioielliere milanese Anastasio Zappatoni che scelse di lasciare la propria villa per ospitare poveri e malati. L’ospedale  da  quella  data  subisce vari cambiamenti, quello degli anni Settanta comprende l’intervento  di  Longaretti  a  cui è commissionata  un’opera  da posizionare all’entrata dell’edificio, in simbolo di buon auspicio per i pazienti. Longaretti sceglie di narrare la storia di un malato e della sua famiglia. Il mosaico è di grandi dimensioni (200 x 253) e la narrazione ha un andamento serpentinato. La figura del malato campeggia sul lato destro della composizione, immersa in una cromia bianca prodotta dalle tonalità chiare delle tessere musive, è circondato da medici e un vescovo, alla sua sinistra vi sono la moglie e il figlio. Nell’ultima sezione ovvero in alto a sinistra il malato guarisce e ritorna finalmente dalla sua famiglia. La presenza della madre, del viaggio di una persona malata che guarisce anche tramite l’intervento divino dovuto dalla presenza di un vescovo, rappresenta un corpus di temi e personaggi prettamente longarettiani, che calzano alla perfezione per un messaggio di pace e speranza che  richiedevano  quegli  interventi  dell’ospedale durante gli anni ’70.
 
È con queste straordinarie opere dal sapore popolare e di efficacia comunicativa che Longaretti prende parte felicemente alla comunità delle sue terre lombarde, circondato da sorrisi di persone a lui care. Nel suo viaggiare, egli sogna talvolta l’estro avventuroso di un frescante o di uno scalpellino d’altri tempi, ora qua, ora là, dove chiama il mestiere, la gente e la grazia di Dio. 24 Con umiltà e perseveranza, Trento compone opere pubbliche non solo per grandi città estere ma anche per cittadine come Cassano d’Adda. Il carattere popolare si risente anche dentro i nuclei familiari che possiedono nelle loro case una sua opera che per passaparola o per vicinanza al Maestro è arrivata nelle dimore di bergamaschi, cassanesi, trevigliesi e così via. È in questo modo che è andata sviluppandosi una sorta di coscienza popolare e di affetto verso il Maestro e i protagonisti delle sue tele.  
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13 Parole affermate da Longaretti in occasione di Humana Pictura (Palazzo Storico Credito Bergamasco, 14 luglio-19 settembre, 2014).  
14 Homo Dolens – Migranti (Milano, Fondazione Stelline, 8 novembre-3 dicembre 2000), a.c. di Vittorio Fagone, Elena Pontiggia.  
15 Silvana Milesi, Artisti bergamaschi. Longaretti, Corponove editrice, Clusone 1985, p. 23
16 Humana Pictura, Opere di Trento Longaretti, (Bergamo, Palazzo Storico Credito Bergamasco, 14 luglio-19 settembre 2014), a.c. di Angelo Piazzoli, Paola Silvia Ubiali, pp. 6-9.
17 Candelabro a sette bracci del Tempio Ebraico.  
18 Longaretti lungo un secolo, (Bergamo, museo Adriano Bernareggi, 27 settembre 2016 - 29 gennaio 2017), a.c. di Carlo Pirovano, Simone Facchinetti, 2016 pp. 21-73.
19 Floriano de Santi, Longaretti, paesaggi e nature morte, Un’infinita accensione di poesia, Mazzotta, Milano 1992, p. 9.
20 Il violinista nella tradizione ebraica ha un ruolo importante in occasione di nascite, matrimoni e funerali. È inoltre legato alla storia della Shoah: Eva Maria Levy portò il suo violino con sé ad Auschwitz, lo suonò  all’interno dell’orchestra del campo e fu riportato in Italia da suo fratello. Si tratta di uno strumento che si addice particolarmente ai viandanti essendo di piccole dimensioni e quindi facile da trasportare in viaggio. Viene talvolta raffigurato di sovente dall’artista russo d’origine ebraica chassidica Marc Chagall (1887-1985) come tramite per l’incontro con Dio.  
21 Italo Peresson (1941-2015) è  riconosciuto come maestro dell'arte musiva e vetraria.  
22 Con il miracolo delle Lacrime, la città fu salva da una sicura distruzione da parte delle truppe francesi. Il Santuario non venne costruito immediatamente dopo il miracolo. L’autenticazione del miracolo, iniziò nel 1583 su pressione di Carlo Borromeo. La pratica rimase inconclusa per la morte del porporato l’anno successivo.  
23 Roberto Laboni (1939-2020) fu un personaggio illustre della cittadina milanese. Ingegnere e imprenditore, finanziò la ristrutturazione dei due più grandi beni artistici di Cassano d’Adda: la Fortezza Viscontea e la Villa Borromeo tuttora proprietà della famiglia Laboni.  
24 Paola Artoni, Trento Longaretti: una vita per la pittura, Società Promotrice delle Belle Arti, Torino 2002.
6. Il grande vecchio e il bambino, 1973-7 4,olio su olio su tela, 120x80 cm, Associazione Longaretti
7. Natura morta ebraica con lisca di pesce, 2001,  tela, 50x40 cm, Associazione Longaretti
8. Seggiola rossa e conchiglia, 1970, olio su tela, 70x50  cm, collezione privata                                                                     
9. Autoritratto giovanile, 1931-32, olio su tavola, 27x20,5 cm,  collezione privata    
10. L'artista e il suo mondo, 1984, olio su tela, 60x36 cm,Bergamo, collezione privata
11. Maternità e organetto, 1952, olio su tela, 80x60 cm,  Associazione Longaretti
12. Vecchio ebreo, 1962, olio su tela, 70x50 cm, Associazione Longaretti                                              
13. Juif – ritratto di ebreo, 2015, matita su carta, 310x230 mm, Associazione Longaretti  
       14. Il Battesimo di Cristo, 2005, mosaico, Treviglio,Chiesa di S. Francesco
15. Cripta del Santuario della Madonna delle Lacrime, 1957, mosaico, Treviglio  
16. Deposizione di Cristo, 1972 , mosaico, cappella cimiteriale Fam. Laboni, cimitero di Cassano d’Adda          
17. Deposizione di Cristo, […] , olio su tela, chiesa di Cristo  Risorto, Cassano d’Adda






18. Deposizione di Cristo, 1972 , mosaico, cappella cimiteriale Fam. Laboni, dettaglio firma mosaicista Peresson, cimitero di Cassano d’Adda
da pag. 12 a pag. 20
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